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sabato, 27 Luglio 2024

Il cimitero di Neve e Gliz

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Neve e Gliz vivono e lottano insieme a noi. Le anime delle due mascotte delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, ideate da Pedro Albuquerque, sono state evocate più volte in queste settimane. Sedute spiritiche per glorificare i due cimeli di quello splendido passato che rappresentano un fiocco di neve e un cubetto di ghiaccio.
Sorridenti e in splendida forma appaiono in un cartone animato-spot (non dei migliori seconda la critica) ideato dalla Camera di Commercio di Torino e presentato alcuni giorni fa per spingere la candidatura del capoluogo piemontese ai Giochi del 2026. Ma nella realtà i nostri due eroi non se la passano molto bene. (continua dopo il video)

Anzi si può dire che l’acceso dibattito di queste ore viene fatto sui loro cadaveri. Già, perché Neve e Gliz giacciono abbandonati in via Buscalioni nel deposito comunale a due passi di via Catania, e dal cimitero torinese. Dopo vari avvistamenti in diverse parti della città, da parco Mennea a via Artom (anche lì malconci per la verità) i due simboli del riscatto sabaudo hanno trovato eterna dimora in un insieme a materiale che non serve più, da giochi per le aree bimbi a cavi e lamiere, come mostriamo nelle foto di Nuova Società.
Ad occhio si vede che il tempo è stato impietoso nei loro confronti. Neanche un telo per coprire i due “cadaveri” deturpati. Al punto che basta digitare l’indirizzo su Google Maps per identificare dall’alto del satellite Neve e Gliz.

A quanto pare non è bastato nemmeno lo spirito olimpico rispolverato a febbraio 2016, quando sono state tirate fuori dagli armadi anche le giacche grigie e arancioni dei volontari per celebrare il decennale dei Giochi di Torino, a fare da ossigeno. Neve e Gliz (con loro anche il fedele Aster, simbolo delle paraolimpiadi) giacciono fatti a pezzi, in una collina di rottami.
Che indegna sepoltura!







 
Foto di Giulia Zanotti

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