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mercoledì, 11 Dicembre 2024

Centri Commerciali, la versione di Montanari

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Riccardo Graziano
Riccardo Graziano
Figlio del boom demografico e dell'Italia del miracolo economico, vive con pessimismo non rassegnato l'attuale decadenza del Belpaese. Scopre tardivamente una vocazione latente per il giornalismo e inizia a scrivere su varie testate sia su carta stampata sia su web.

Per anni le periferie di Torino sono state terreno di conquista dei grandi centri commerciali. Sia sul territorio cittadino che nella prima cintura migliaia di ettari di terreno coltivabile sono stati “valorizzati” da variazioni catastali che li hanno resi edificabili a scopo commerciale, trasformando ampie zone di verde in colate di cemento e asfalto, ipermercati con parcheggi sterminati dove i cittadini potevano recarsi in auto a passare intere giornate, comprese le domeniche e i festivi: supermercati come cattedrali, dove celebrare il rito del consumismo.
Una proliferazione che, a lungo andare, ha finito per incidere sul piccolo commercio al dettaglio, i negozi di quartiere, in parte anche i mercati rionali. Effetto prevedibile, ma sottostimato, perché facevano anche comodo i proventi da concessioni edilizie, entrata quest’ultima che, insieme agli incassi delle multe, è divenuta vitale per i comuni, defraudati degli introiti della vecchia ICI, l’Imposta Comunale sugli Immobili, dirottati all’Erario in cambio di finanziamenti erogati col contagocce, che costringono i Comuni a fare salti mortali per quadrare i bilanci.
La Giunta a 5 stelle ha ribadito di voler cambiare rotta e la mozione presentata ieri in Sala Rossa di una variante al Piano Regolatore in cui verranno “riviste e andranno diminuite le previsioni insediative e gli indici edificatori, adattati ad una città di 900 mila abitanti” e “riconsiderati gli addensamenti commerciali e particolare attenzione verrà data alla tutela dei beni paesaggistici, architettonici e ambientali” sembra andare in questa direzione. Ne abbiamo parlato col Vicesindaco Guido Montanari, che presiede l’Assessorato all’Urbanistica.

C’è chi sostiene che, in barba alle vostre promesse elettorali, stiate di fatto continuando ad autorizzare l’insediamento di nuovi centri commerciali…

Non è corretto. Alcuni di questi progetti, come quello impropriamente definito “raddoppio di Auchan” o quello relativo all’area Westinghouse, li abbiamo ereditati dalle amministrazioni precedenti, che avevano già anche inserito i relativi proventi da urbanizzazione nei bilanci. Rinunciare a progetti già autorizzati e contabilizzati significherebbe creare un danno erariale alle casse del comune, e magari dover tagliare servizi ai cittadini. Sarebbe controproducente ostacolarli, anche se nel caso dell’area ex-Westinghouse continuo a ritenere un errore l’insediamento di un grande centro commerciale a ridosso di una zona come borgo San Paolo, estremamente ricca di negozi, tuttavia bloccarlo significherebbe rinunciare a introiti per 20 milioni.

Più in generale cosa può dirci degli altri progetti?

Penso che nell’arco del mio mandato non andremo oltre una decina di autorizzazioni. Riguardo alla questione non ho un atteggiamento demagogico bensì “laico”, perché non ritengo che queste aperture siano necessariamente un male, specie se l’insediamento è in zone a bassa concentrazione di esercizi commerciali. Poi è importante come si gestisce la cosa: nella zona di Auchan abbiamo ottenuto di ridurre le superfici commerciali e di avere compensazioni in termini di riordino della viabilità urbana e implementazione delle aree verdi, mentre anche le vicine attività produttive potrebbero essere soggette a un impulso positivo. A Mirafiori, nell’area TNE delimitata dai corsi Orbassano e Settembrini, è previsto un nuovo insediamento Coop che però andrà a sostituire il punto vendita di Beinasco e va a inserirsi in un più ampio progetto di ricostruzione di un sito che ha perso gran parte della propria attività industriale e dovrà essere ampiamente riconvertito, con nuove attività produttive e il ridisegno di viabilità, aree pedonali, piste ciclabili e verde pubblico. In ogni caso, contrariamente a quanto noi stessi pensavamo, il problema non sono più tanto i grandi centri commerciali, quanto piuttosto quelli di piccole-medie dimensioni.

Che peraltro sono quelli sui quali in questo momento spinge maggiormente la grande distribuzione, innestandoli nel contesto urbano…

Anche in questo caso non li vedo necessariamente come un male, abbiamo assistito all’inserimento di piccoli supermercati in centro o nel quartiere San Salvario, che erano privi di esercizi commerciali di questa tipologia, che risulta più complementare che concorrenziale rispetto ai negozi tradizionali o ai mercati rionali, andando a sostituire le forzose trasferte verso gli ipermercati della cintura che i residenti erano costretti a fare in precedenza per la spesa “grossa”. Inoltre, molti di questi progetti beneficiano delle agevolazioni introdotte dal cosiddetto “decreto sviluppo” emanato dal governo Berlusconi col dichiarato scopo di incentivare l’edilizia. In particolare, per ridurre il fenomeno del consumo di suolo, la legge prevede ampie facilitazioni nel caso di insediamenti che vadano a collocarsi in aree dismesse e sottoposte a degrado. È esattamente la tipologia oggetto delle autorizzazioni in deroga rilasciate a metà dicembre, relative oltretutto a zone con scarsa densità di negozi. Nel dettaglio, si tratta di due medie strutture di vendita di cui la prima, in corso Traiano, è destinata a sostituirne una vicina preesistente. Andrà ad allocarsi in un fabbricato già sede di un’azienda grafica, oggi in stato di abbandono e ad alto rischio di occupazione abusiva. Saranno contestualmente realizzati parcheggi, verde e piste ciclabili.
L’altro intervento è previsto in corso Vercelli, in un’area parzialmente occupata da fabbricati da tempo inutilizzati che verranno demoliti. Anche qui, è prevista una zona parcheggio, un’area verde, passaggi pedonali protetti con la sistemazione di un tratto di corso Vercelli.

E per quanto riguarda l’insediamento di attività produttive, magari provando a contattare aziende innovative come Tesla o SpaceX, leader rispettivamente in campo automobilistico e astronautico?

Parlando di astronautica, possiamo pensare all’area Alenia di corso Marche, dove era già stato autorizzato il cambio di destinazione d’uso da produttivo a residenziale, nell’ottica di edificare l’ennesimo polo abitativo in una città che già lamenta un eccesso di offerta. Con il decadere di questo progetto, anche qui stiamo ragionando su nuovi insediamenti produttivi con contestuale risistemazione degli spazi, aggiunta di aree verdi e così via. Più in generale, con la costituzione di una No Tax Area ci proponiamo esattamente l’intento di attirare investitori e imprese, sapendo di essere in grado di accoglierli e supportarli sotto ogni aspetto, politico, culturale, amministrativo, tecnico e organizzativo.

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