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giovedì, 12 Dicembre 2024

Caso Ceste, parla Michele Buoninconti: “La morte di Elena una fatalità”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Sabato sarà un anno dalla scomparsa di Elena Ceste. E a Costigliole d’Asti quel 24 gennaio se lo ricordano bene. A sconvolgere il tranquillo paesaggio invernale delle colline piemontesi arriva la notizia della sparizione della casalinga e mamma di 37 anni.
Tutti in paese la conoscono, come conoscono il marito Michele Buoninconti e i loro quattro figli, ma in pochi sanno davvero qualcosa di lei: una vita riservata e dedita alla cura della famiglia e della casa. Al punto che diventa difficile credere che sia scomparsa, e i dubbi su cosa le sia accaduto sono tanti.
Fuga volontaria, forse con un amante, per rifarsi la vita. O forse un rapimento. Ipotesi che si rincorrono ogni giorno sulle bocche degli abitanti di Costigliole e nelle indagini della magistratura. Fino a quando, il 18 ottobre 2014, il corpo senza vita di Elena viene trovato a pochi chilometri da casa.
Una svolta che ne porta con sé una seconda: nei fascicoli della magistratura viene scritta una nuova accusa, quella di omicidio volontario, e anche un indagato, il marito Michele Buoninconti. In questi mesi, però, l’uomo ha sempre respinto tutte le accuse e si è chiuso nel silenzio, chiesto anche dai genitori di Elena, occupandosi della casa e dei figli.
Solo oggi è tornato a parlare in un’intervista al quotidiano La Repubblica chiedendo di poter finalmente seppellire la donna: «Eravamo una famiglia perfetta, non ci mancava nulla. Mia moglie era una santa. Non meritava di finire così». Ma soprattutto Buoninconti ha ricordato i momenti precedenti alla scomparsa di Elena. Dalle angosce che la donna le avrebbe confessato la sera prima, la sua paura di essere portata via dai figli e di quel presunto video che la ritrarrebbe in atteggiamenti equivoci per il quale qualcuno la ricattava.
Il vigile del Fuoco di Asti ha poi spiegato anche il fatto che, come documentato dagli inquirenti, la mattina della scomparsa della Ceste si trovava nel luogo dove dieci mesi dopo è stato ripescato il suo cadavere: «Quella mattina sono andato proprio lì  Non capisco perché non l’ho vista, non me lo so spiegare. Forse si è nascosta perché si vergognava a farsi vedere da me così». Dunque, per l’uomo la moglie sarebbe arrivata fino a quella ferrovia abbandonata nei pressi del Tanaro ancora viva e la sua morte sarebbe stata una tragica fatalità: «Se l’avessero trovata in un altro punto potrei pensare che c’entrassero altre persone, ma così vicino a casa, no. Credo che lì ci sia andata da sola, a piedi».

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