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sabato, 27 Luglio 2024

Caso Alpi, il supertestimone confessa: "L'uomo in carcere è innocente"

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È una velina per creare suspence in vista di mercoledì sera, quando “Chi l’ha visto?” andrà in onda in prima serata su Rai3? Sicuramente lo è, ma la notizia è di quelle importanti e potenzialmente, se si rivelerà veritiera, determinanti. Il supertestimone, come è stato fin qui classificato, del processo per l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ha confidato ad una giornalista del programma di Federica Sciarelli che colui che è in carcere per l’agguato è innocente.
«L’uomo in carcere è innocente. Io non ho visto chi ha sparato. Non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un uomo», questo ha dichiarato Ahmed Ali Rage, soprannominato Jelle, che indicò l’omicida e si diede poi alla fuga all’estero. «Gli italiani avevano fretta di chiudere il caso» ha precisato. Gli avrebbero promesso denaro in cambio di una sua testimonianza al processo: doveva accusare un somalo del duplice omicidio. Jelle indicò il giovane Omar Hashi Hassan al pubblico ministero Franco Ionta durante un interrogatorio, accusandolo quindi della morte della giornalista del Tg3 e dell’operatore Rai. Quella testimonianza fu determinante per il processo: Hassan, giunto a Roma per testimoniare sulle presunte violenze dei militari italiani ai danni della popolazione somala, fu arrestato e rinviato a giudizio: è stato assolto in primo grado, condannato all’ergastolo in Appello e quindi a 26 anni in Cassazione. Sta scontando la pena nel carcere di Padova, come unico colpevole riconosciuto per il fattaccio di Mogadiscio.
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono uccisi il 20 marzo 1994 nella capitale della Somalia. Stavano seguendo per il Tg3 la guerra civile somala e indagando sul traffico di armi e sullo smaltimento illegale di rifiuti tossici. La Alpi avrebbe scoperto che esisteva un coinvolgimento dell’esercito e di altre istituzioni italiane in questi commerci. Grandi punti interrogativi ed evidenti anomalie, insieme ad un nutrito carico di depistaggi, hanno contraddistinto (anche) il caso Alpi. Realisticamente Ilaria e Miran toccarono un tasto dolente, che non doveva esser nemmeno sfiorato. Lo fecero e pagarono con la vita. Stessa sorte toccò, nel novembre precedente al loro assassinio, sempre in Somalia, al sottoufficiale del Sismi (servizi segreti italiani dipendenti dal ministero della Difesa) Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nell’ex colonia italiana.

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