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martedì, 15 Ottobre 2024

Bike Pride 2014, dopo la festa la realtà: a Torino di bici si muore

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Quarantamila amanti della bicicletta hanno letteralmente invaso Torino ieri pomeriggio: l’appuntamento annuale col Bike Pride è partito dal parco del Valentino per poi snodarsi per le vie del centro.
L’edizione del 2014 può quindi dirsi un successo dal punto di vista della partecipazione e conferma una tendenza in crescita all’uso delle due ruote ormai in atto da qualche tempo nella nostra città, oltre che un’attenzione sempre maggiore ai temi della sostenibilità e dell’inquinamento.
E per un giorno anche il rapporto con gli automobilisti sembra aver cambiato volto: le inevitabili code in cui i conducenti delle vetture sono incappati ieri pomeriggio si sono svolte senza proteste.
Ma finita l’atmosfera festosa dell’orgoglio delle due ruote, qual è la realtà di tutti i giorni per gli amanti delle biciclette?
Nel 2013 sono stati cinque i ciclisti vittime di incidenti mortali, centinaia quelli rimasti feriti, per la maggior parte a causa di scontri con automobili.
Complice di questa situazione è sicuramente lo stato ancora carente delle aree dedicate alla viabilità delle biciclette: le piste ciclabili sono poche, e quando ci sono troppo spesso vengono invase dalle auto o utilizzate come parcheggi, così che il percorso a due ruote diventa uno slalom tra ostacoli di vario tipo.
E dove le piste non ci sono bisogna scegliere se affrontare la strada districandosi fra autobus, macchine e rotaie o se invece contravvenire alle regole e sfruttare dove possibile i marciapiedi, ricevendo però in cambio le comprensibili rimostranze dei pedoni.
Insomma, sembra che le nostre vie siano ancora lontane dal mettere d’accordo i vari utenti della strada, da quelli a piedi a quelli su due o quattro ruote.
Questa consapevolezza c’era anche tra gli organizzatori del Bike Pride di ieri, che hanno rivolto all’amministrazione locale una richiesta dal titolo “Il controviale condiviso e a misura d’uomo”.
Nel documento, si legge, i sostenitori della bicicletta sollecitano il Consiglio comunale, che ormai più di un anno fa ha approvato il “Bici Plan”, a iniziare ad attivarsi con lavori e impegni concreti. Uno di questi sarebbe proprio la creazione di un controviale “zona 30” in corso san Maurizio, ovvero un’area in cui viga il limite dei 30 km all’ora che possa diventare sicura «per pedoni e ciclisti, utilizzabile con un mezzo motorizzato solo per cercare un parcheggio o svoltare». In questo modo «dovrà diventare scomodo e inefficiente utilizzare il nuovo controviale come “scorciatoia” del viale centrale». Nelle richieste avanzate dal Bike Pride si tratterebbe dunque di un progetto sperimentale inizialmente limitato a una zona specifica da riprodurre poi su larga scala.

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