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martedì, 22 Ottobre 2024

Benigni e la fede: è solo spettacolo?

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Insomma, i dieci comandamenti raccontati da Roberto Benigni in Tv, seguiti da oltre dieci milioni di italiani, hanno sostituito la Chiesa, i vescovi, i parroci, e lo stesso associazionismo cattolico nella diffusione della parola di Dio e del messaggio evangelico?
Il dibattito è aperto e una risposta, a tutt’oggi, non c’è. Ma è indubbio che il successo mediatico e della stessa critica della performance del comico toscano sono destinati a far discutere a lungo i cattolici italiani. E non solo i cattolici, ma i cittadini tutti, a prescindere dalla loro appartenenza o dal loro credo religioso.
La domanda è molto semplice e, al contempo, molto complessa. Se cioè la parola di Dio, per essere compresa e accettata a livello popolare, dev’essere raccontata e descritta da un uomo di spettacolo oppure se queste due trasmissioni sono e saranno ricordate solo come l’ennesimo guizzo geniale del milionario comico nostrano. Perché a questa domanda, prima o poi, occorre dare una risposta.
Credo un po’ grottesca la tesi di quegli esponenti, anche autorevoli, della Chiesa italiana che hanno già invitato Benigni a passare alla seconda fase del “racconto” e cioè, alla descrizione della figura di Gesù e al Nuovo Testamento. Se la divulgazione della parola di Dio, e poi del Vangelo, e poi della morale cattolica e poi e poi…, deve essere filtrata da un comico – o da un raffinato uomo di spettacolo – si corre il serio rischio o di spettacolarizzare la religione e la fede, oppure di prendere atto che la Chiesa sia in forte difficoltà nel trasmettere il suo “prodotto”, cioè il messaggio religioso. Perché di questo si tratta.
Per il momento, oltre a ringraziare Benigni per questa sua straordinaria performance – accompagnata anche da un compenso milionario, è sempre bene non dimenticarlo – credo sia compito della comunità cristiana e cattolica nel suo complesso interrogarsi su come trasmettere e divulgare nel modo più comprensibile possibile la sua dottrina e la sua “parola di salvezza”. Certo, oggi abbiamo la fortuna di avere un “testimone” che parla al mondo con una efficacia e una capacità uniche e forse irripetibili, Papa Francesco.
Ma la profondità della fede e la centralità del messaggio religioso non possono solo essere appaltati ai saltimbanchi, anche se geniali, o alla testimonianza unica di uomini profetici e straordinari come il Papa “venuto da un mondo lontano”.
 

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