Insomma, i dieci comandamenti raccontati da Roberto Benigni in Tv, seguiti da oltre dieci milioni di italiani, hanno sostituito la Chiesa, i vescovi, i parroci, e lo stesso associazionismo cattolico nella diffusione della parola di Dio e del messaggio evangelico?
Il dibattito è aperto e una risposta, a tutt’oggi, non c’è. Ma è indubbio che il successo mediatico e della stessa critica della performance del comico toscano sono destinati a far discutere a lungo i cattolici italiani. E non solo i cattolici, ma i cittadini tutti, a prescindere dalla loro appartenenza o dal loro credo religioso.
La domanda è molto semplice e, al contempo, molto complessa. Se cioè la parola di Dio, per essere compresa e accettata a livello popolare, dev’essere raccontata e descritta da un uomo di spettacolo oppure se queste due trasmissioni sono e saranno ricordate solo come l’ennesimo guizzo geniale del milionario comico nostrano. Perché a questa domanda, prima o poi, occorre dare una risposta.
Credo un po’ grottesca la tesi di quegli esponenti, anche autorevoli, della Chiesa italiana che hanno già invitato Benigni a passare alla seconda fase del “racconto” e cioè, alla descrizione della figura di Gesù e al Nuovo Testamento. Se la divulgazione della parola di Dio, e poi del Vangelo, e poi della morale cattolica e poi e poi…, deve essere filtrata da un comico – o da un raffinato uomo di spettacolo – si corre il serio rischio o di spettacolarizzare la religione e la fede, oppure di prendere atto che la Chiesa sia in forte difficoltà nel trasmettere il suo “prodotto”, cioè il messaggio religioso. Perché di questo si tratta.
Per il momento, oltre a ringraziare Benigni per questa sua straordinaria performance – accompagnata anche da un compenso milionario, è sempre bene non dimenticarlo – credo sia compito della comunità cristiana e cattolica nel suo complesso interrogarsi su come trasmettere e divulgare nel modo più comprensibile possibile la sua dottrina e la sua “parola di salvezza”. Certo, oggi abbiamo la fortuna di avere un “testimone” che parla al mondo con una efficacia e una capacità uniche e forse irripetibili, Papa Francesco.
Ma la profondità della fede e la centralità del messaggio religioso non possono solo essere appaltati ai saltimbanchi, anche se geniali, o alla testimonianza unica di uomini profetici e straordinari come il Papa “venuto da un mondo lontano”.