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domenica, 8 Settembre 2024

Babbo Natale Letta regala strenne alle banche, con rivalutazione quote Bankitalia

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

L’assemblea dei partecipanti di Bankitalia, convocata con metodi carbonari alla vigilia di Natale e al riparo della stampa, forse per potersi spartire meglio il bottino di 7,5 miliardi di euro del Babbo Natale Letta, ricorda la “storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa” descritta nel 1843 da Honoré de Balzac, un vero intenditore iscritto all’ordine dei Martinisti, una società iniziatica di tipo mistico-esoterico.
Il colpo di mano che cancella il trasferimento delle quote di Bankitalia allo Stato e altri enti pubblici, per fare ritornare la Banca d’Italia in mano pubblica, come previsto negli ordinamenti di tutte le principali Banche Centrali Europee (Bundesbank, Banca di Spagna, d’Inghilterra e di Francia, ecc.) di proprietà dello Stato, non poteva che svolgersi nelle segrete stanze di quel sepolcro imbiancato di Palazzo Koch, per evitare ammissioni e domande imbarazzanti dei giornalisti, a cominciare dagli innumerevoli conflitti di interessi.
Invece di applicare una norma sacrosanta, disattesa per otto anni dai Governi che si sono succeduti, il ministro Saccomanni già direttore generale di Bankitalia (quindi in palese conflitto di interesse), dopo aver insediato una commissione di tre “saggi”, ha regalato alle banche socie, in particolare a Banca Intesa con il 30.3% delle quote e Unicredit con il 22,1%, valori gonfiati della rivalutazione, che passerà da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro, con un tasso stratosferico semplice del 4.807,5%, in modo da impattare sui bilanci, con la speranza di poter superare gli stress test, aggirando così la normativa europea sugli aiuti di Stato.
Un provvedimento iniquo, dopo il parere formulato da tre esperti arruolati dalla Banca d’Italia, tra i quali figurava Lucas Papademos, banchiere Goldman Sachs ed ex vicepresidente della Bce che prevede la redistribuzione delle quote Banca d’Italia entro due anni, in modo che nessuno ne possa detenere più del 5% e che i dividendi annuali non possano superare il 6%, ma anche pericoloso che potrebbe nascondere una ulteriore svendita di Stato alla cricca dei banchieri esteri.
Mentre famiglie e paese reale, strangolati dalle banche, sopportano i costi di una crisi sistemica che continua ogni giorno ad aggravarsi, lasciando sul suo cammino macerie e una crescente, insopportabile disperazione, ancora una volta il Governo concede l’ennesima regalia ai banchieri, stimato in 27 miliardi di euro tra rivalutazione delle quote (7,5 mld e 19,5 miliardi per le detrazioni fiscali sulle perdite).
«Se questa manovra l’avesse ideata Tremonti – ha scritto l’economista Luigi Zingales- denunciando il regalo alle banche con un valore gonfiato di almeno 4,3 miliardi di euro – la Banca d’Italia l’avrebbe stigmatizzata come “finanza creativa”. Visto che viene da un ministro ex banchiere centrale, come dobbiamo chiamarla?».
Elio Lannutti (Presidente Adusbef)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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