di Bernardo Basilici Menini
Il botta e risposta tra l’ex presidente della Fondazione Torino Musei e Chiara Appendino sembra non conoscere fine. La sindaca di Torino ha risposto alle parole di Patrizia Asproni in serata, utilizzando come di consueto Facebook, con un lungo scritto nel quale da la sua versione dei fatti.
Il tutto comincia con la foto di una sedia, postata sul suo profilo: «Su questa sedia questa mattina alle 12 doveva essere seduta Patrizia Asproni – è l’incipit della sindaca– la ex-direttrice della Fondazione Torino Musei. Non è venuta, e della sua defezione ho saputo soltanto ieri sera attraverso un’anticipazione del Corriere della Sera».
«Visto che siamo sul tema e che a più riprese si è sentita la frase “La sindaca non ha mai voluto incontrarmi” iniziamo a chiarire questo punto – continua Appendino – Il 19 luglio i miei uffici protocollano una richiesta di incontro da parte dell’allora direttrice Asproni, la quale fa riferimento a una precedente richiesta risalente al 19 giugno (di cui però i miei uffici non hanno traccia). Fine. Queste sono stati i suoi contatti. In data 4 ottobre – dunque prima che scoppiasse il caso Manet – la mia segretaria chiama Asproni, la quale dà disponibilità solo per la data di oggi, 24 ottobre. Non è grave che non abbia avuto tempo di incontrarmi, ci mancherebbe, è grave che sapendo della situazione che si sarebbe creata pochi giorni dopo non abbia detto alla mia segretaria: “Guardi, non posso esserci fino al 24 ottobre ma chieda alla sindaca di chiamarmi perché ho delle comunicazioni importanti da darle”».
La sindaca di Torino non ha ancora finito: «Bastava una telefonata, esattamente come quella che ho ricevuto dalla dott.ssa Asproni, peraltro con toni anche piuttosto pacati, pochi minuti prima della sua conferenza stampa. E la Asproni aveva notizie importanti da darmi? Certo che le aveva. Dico così perché qualche giorno fa ho ricevuto una lettera proprio da Massimo Vitta Zelman, Presidente di Skira editore, la società che si sarebbe occupata di curare la mostra di Manet, con il quale mi incontrerò mercoledì. Nella lettera viene riferito che per il progetto Manet “non sussistevano a Torino i tempi, gli spazi e le condizioni che permettessero la realizzazione della mostra, tanto che l’iniziativa, peraltro ampiamente modificata rispetto all’idea primigenia, è stata destinata, in pieno accordo con il Museo d’Orsay, ad altra collocazione”. E il Presidente ci ha tenuto a ribadire “che non esiste alcuna preclusione di Skira alla continuazione del rapporto di collaborazione con l’amministrazione della Città di Torino”».
Quindi l’attacco personale: «la fiducia necessaria a una proficua collaborazione nell’interesse della Città è irrimediabilmente incrinata e a tal proposito il Consiglio Comunale si esprimerà a breve. Ritengo anche questo atteggiamento totalmente inadatto a una carica amministrativa di alto profilo come quella della Presidenza della Fondazione Torino Musei».