Sabato 7 maggio in occasione dell’inaugurazione dell’Eurovision, al Parco del Valentino è indetto un presidio da parte della sigla “Dobbiamo Vivere” che riunisce lavoratori precari e disoccupati, per denunciare “l’utilizzo del lavoro gratuito nella realizzazione del festival internazionale e nelle attività abituali del Comune di Torino, nonché la diffusione massiccia di forme di lavoro gratuito e semigratuito”.
Come spiegano nel loro appello:
“Come disoccupati e precari organizzati ci opponiamo con forza alla diffusione del lavoro gratuito e semigratuito, e del volontariato istituzionalizzato che sostituisce il lavoro pagato. Rivendichiamo invece un massiccio piano di assunzioni per garantire il buon funzionamento e il miglioramento dei servizi di pubblica utilità e un sostegno al reddito adeguato al costo della vita per tutti i disoccupati e i precari.
In occasione dell’Eurovision che si tiene a Torino a maggio 2022, la Città di Torino ribadisce la scelta di utilizzare tantissimi volontari (600) per svolgere i lavori necessari all’organizzazione di questo grande evento internazionale, che porterà grande introiti.
Come era accaduto già durante le Olimpiadi del 2006, anche oggi si illudono migliaia di giovani e meno giovani del fatto che lavorare come volontari in questi eventi può portare all’apertura di porte e strade verso un futuro lavorativo, ma anche questa volta tale promessa resterà vuota.
L’Eurovision non è un caso isolato: infatti il Comune di Torino usa sempre più massicciamente il volontariato anche nello svolgimento delle normali funzioni a servizio della collettività. I volontari del Comune di Torino sono 6.000, che svolgono attività nei settori ambiente, cultura, istruzione, sociale, turismo, oltre a progetti che forniscono volontari ad Enti, scuole, associazioni esterne. Si è arrivati addirittura a incentivare le dimissioni di dipendenti (progetto volontariato civico T&Y), per poi sostituirli con volontari.
Oltre al volontariato, si diffondono a macchia d’olio le forme di lavoro gratuito e semigratuito, dall’alternanza scuola-lavoro ai cantieri di lavoro in vista della pensione, passando per mille tirocini curriculari e non, progetti di reinserimento per disoccupati e una quantità di altre forme consolidate. Ultimo in ordine di tempo il progetto di impiegare i percettori di reddito di cittadinanza per coprire le mancanze di organico nei servizi civici.
Come disoccupati e precari organizzati denunciamo l’uso del lavoro gratuito e semigratuito, che SOSTITUISCE IL LAVORO PAGATO, consentendo ad istituzioni pubbliche e private di evitare l’assunzione di lavoratori e lavoratrici retribuite in condizioni dignitose. In altre parole contribuiscono a peggiorare ulteriormente la disoccupazione e la precarietà.
Per questo ci organizziamo convinti che solo la forza dei disoccupati e dei precari di questa città, organizzandosi e lottando insieme, può portare alla conquista di quelle necessità – lavoro e salario – che si fanno ancora più stringenti a fronte di un carovita vertiginoso”.