19.6 C
Torino
sabato, 27 Luglio 2024

8 marzo, sciopero femminista a Torino: occupato tram e sit-in davanti al Consiglio regionale

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Una giornata di sciopero transfemministra a Torino, in occasione dell’ 8 Marzo.

Le femministe del movimento ‘Non una di meno’ questa mattina si sono ritrovate in presidio davanti all’Iveco e successivamente sono salite sul tram della linea 4 inscenando una protesta: “Nella giornata di sciopero transfemminista globale, siamo in piazza anche per reclamare il diritto per tutti a una città in cui essere liberi di muoverci e di respirare”, hanno detto al megafono.
“Oggi scioperiamo – spiega Virginia di ‘Non una di meno’ – perché vogliamo un trasporto pubblico gratuito e accessibile a tutti, perché non vogliamo ammalarci per l’aria che respiriamo, perché siamo stanche di attese infinite e mezzi sovraffollati e di mettere il nostro tempo al servizio di un sistema che sfrutta, inquina e fa profitti per pochi sulle spalle di molti”.
“Sappiamo anche – aggiunge Virginia – che la possibilità di muoversi nello spazio urbano non è uguale per tutti i corpi e che anche i mezzi pubblici possono essere luogo di molestie o violenze. Non vogliamo – continua – più controlli o più sicurezza, non ci sentiamo tutelate da telecamere di sorveglianza, controllori e forze dell’ordine a bordo;
rifiutiamo la narrazione classista e razzista che viene costruita attorno a questa linea e alle periferie come luoghi non sicuri, perché sappiamo che la violenza sulle donne e le violenze di genere non conoscono confini o quartieri”.

Nel pomeriggio le attiviste hanno bloccato il traffico in via Alfieri, davanti a Palazzo Lascaris, accendendo dei fumogeni e srotolando uno striscione con la scritta ‘Mai più invisibili’ mentre hanno scritto con della vernice rosa sul marciapiede ‘Questa Regione non ci cura’.
“Ci sta costringendo a continuare a stare male e ci sta impedendo di autodeterminare i nostri corpi – spiega Virginia -. Non ne possiamo più di ricevere segnalazioni da parte di persone che denunciano violenza psicologica e fisica da chi dovrebbe occuparsi della nostra salute”.
“In vista dell’approvazione del bilancio della Regione rivendichiamo un generale rifinanziamento della sanità pubblica – affermano le femministe -. Vogliamo una sanità diffusa sul territorio, a misura di persona, non ospedalocentrica, proattiva e preventiva, multidisciplinare e comprensiva dei bisogni sanitari, psicologici e sociali”.
“La sanità pubblica non può basarsi sullo spirito di sacrificio o su velleitarie vocazioni – continua Virginia -. Vogliamo che il personale sanitario sia potenziato, tutelato e pagato adeguatamente, che gli orari e i ritmi di lavoro siano distribuiti e sostenibili, con supporto psicologico e ferie garantite”.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano