Una giornata di sciopero transfemministra a Torino, in occasione dell’ 8 Marzo.
Le femministe del movimento ‘Non una di meno’ questa mattina si sono ritrovate in presidio davanti all’Iveco e successivamente sono salite sul tram della linea 4 inscenando una protesta: “Nella giornata di sciopero transfemminista globale, siamo in piazza anche per reclamare il diritto per tutti a una città in cui essere liberi di muoverci e di respirare”, hanno detto al megafono.
“Oggi scioperiamo – spiega Virginia di ‘Non una di meno’ – perché vogliamo un trasporto pubblico gratuito e accessibile a tutti, perché non vogliamo ammalarci per l’aria che respiriamo, perché siamo stanche di attese infinite e mezzi sovraffollati e di mettere il nostro tempo al servizio di un sistema che sfrutta, inquina e fa profitti per pochi sulle spalle di molti”.
“Sappiamo anche – aggiunge Virginia – che la possibilità di muoversi nello spazio urbano non è uguale per tutti i corpi e che anche i mezzi pubblici possono essere luogo di molestie o violenze. Non vogliamo – continua – più controlli o più sicurezza, non ci sentiamo tutelate da telecamere di sorveglianza, controllori e forze dell’ordine a bordo;
rifiutiamo la narrazione classista e razzista che viene costruita attorno a questa linea e alle periferie come luoghi non sicuri, perché sappiamo che la violenza sulle donne e le violenze di genere non conoscono confini o quartieri”.
Nel pomeriggio le attiviste hanno bloccato il traffico in via Alfieri, davanti a Palazzo Lascaris, accendendo dei fumogeni e srotolando uno striscione con la scritta ‘Mai più invisibili’ mentre hanno scritto con della vernice rosa sul marciapiede ‘Questa Regione non ci cura’.
“Ci sta costringendo a continuare a stare male e ci sta impedendo di autodeterminare i nostri corpi – spiega Virginia -. Non ne possiamo più di ricevere segnalazioni da parte di persone che denunciano violenza psicologica e fisica da chi dovrebbe occuparsi della nostra salute”.
“In vista dell’approvazione del bilancio della Regione rivendichiamo un generale rifinanziamento della sanità pubblica – affermano le femministe -. Vogliamo una sanità diffusa sul territorio, a misura di persona, non ospedalocentrica, proattiva e preventiva, multidisciplinare e comprensiva dei bisogni sanitari, psicologici e sociali”.
“La sanità pubblica non può basarsi sullo spirito di sacrificio o su velleitarie vocazioni – continua Virginia -. Vogliamo che il personale sanitario sia potenziato, tutelato e pagato adeguatamente, che gli orari e i ritmi di lavoro siano distribuiti e sostenibili, con supporto psicologico e ferie garantite”.