Nell’intervista a Nuova Società il sindacalista della CGIL SLC Pietro Gabriele – cognomen omen avrebbe detto don Abbondio – annuncia la ragione del voto contrario dei lavoratori del centro di produzione Rai di Torino alla produzione di una fiction.
Dice in sostanza Gabriele: sarebbe stato un accordo lesivo delle condizioni di lavoro anche in via straordinaria dei contratti e normative vigenti. Aggiunge però che il sindacato ha rispettato la volontà dei dipendenti Rai.
Che cosa significa allora? Che i sindacati una mezza idea di sottoscrivere l’accordo l’avevano? Che vi erano spiragli per continuare la trattative? Perché delle due l’una: o le 100 ore settimanali per i precari e le 70 per i tempi indeterminati richieste sono da considerare una compressione pericolosa per quello specifico rapporto di lavoro (100 ore su cinque giorni sono 20 ore al dì, su sei 16,6 periodico…) e crediamo anche più in generale o si tratta di una boutade sindacale, di una manifestazione (come va di moda scrivere oggi) di disinteresse, di un errore di calcolo partorito dalle convulse discussioni.
Ma se fosse vero il primo caso, e l’intervista non è stata ancora smentita, perché i sindacati di categoria e confederali hanno e stanno lasciando soli al ludibrio della gente i lavoratori della Rai? Perché non hanno organizzato una immediata protesta davanti alla sede e perché no? sotto il balcone nobile del Municipio per denunciare la complicità dell’amministrazione comunale grillina, prona nel recepire il grido di dolore del padrone?
C’è da rimpiangere quei formidabili anni Sessanta, quando c’erano sindacati che firmavano e si fumavano la vita degli operai con accordi capestro, per poi ritrovarsi sotto casa, mi pare dalle parti di piazza Statuto, lavoratori arrabbiati e per nulla disposti a cedere ai ricatti.
Altri tempi, altra tempra, altra fame, altra dignità.
Se 100 ore vi sembran poche…
![telecamera](https://nuovasocieta.it/wp-content/uploads/2018/03/telecamera-1068x601.jpg)