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giovedì, 24 Ottobre 2024

Yara Gambirasio, caccia alla madre del killer: "Sa tutto ma tace"

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Chissà se i loro sguardi si sono mai incrociati nella miriade di paesini che interrompono le campagne bergamasche. Di sicuro lo hanno fatto i loro destini, e in modo beffardo. Unite e divise dall’amore che una madre può provare per il proprio figlio.
Da un lato Maura Gambirasio, mamma della piccola Yara, uccisa vicino alla sua casa di Brembate Sopra nel novembre del 2010. Dall’altro la donna che ha messo al mondo il suo assassino. Di quest’ultima non si conosce ancora l’identità ma per gli inquirenti è ormai l’unica speranza per fare in modo che il caso della ginnasta tredicenne non resti solo uno di quei delitti irrisolti che con il passare del tempo trova spazio soltanto in qualche programma tv di seconda serata.
Ma arrivare al nome di quella donna è un impresa tortuosa quasi come quelle strade che dagli ultimi tratti della pianura portano verso le prime alture delle bergamasca. Infatti, di una cosa è certa il pm titolare del caso, Letizia Ruggeri: la madre di chi ha ucciso Yara non parlerà mai, proteggerà il figlio pur tradendo così le speranze di Maura di avere un perché su chi ha tolto la vita alla sua di bambina. Così per arrivare a quel nome si è partiti dalle conoscenze scientifiche più moderne con un test del DNA che ha permesso di conoscere il cromosoma y, ovvero il ceppo paterno del killer.
E qui la prima amara sorpresa: il padre dell’uomo, Giuseppe Guarinoni che viveva nel paese di Gorno, è morto da tempo e il codice genetico dei suoi due eredi non coincide con quello dell’assassino. Dunque si tratterebbe di un figlio illegittimo.
Dalla scienza si passa alla vita concreta che non è rappresentabile in nessun grafico né racchiudibile in formule matematiche. Ci si deve affidare a quello che è la più antica forma di memoria dell’uomo, il racconto orale tramandato di generazione in generazione. Così, ci si sofferma su una diceria popolare: quella che parla di una diciassettenne che nel 1985 sarebbe rimasta incinta dopo un rapporto con un uomo più maturo e di professione camionista, proprio come Guarinoni.
Dicerie, storie di quelle che solo nei paesi possono ancora circolare? O c’è qualcosa di vero? Come hanno imparato gli inquirenti in questo caso nessuna pista può essere lasciata intentata. Se il racconto fosse vero la donna avrebbe oggi 46 anni e il figlio quasi trenta. Ma per esserne certi andranno ora presi in esame gli archivi degli ospedali per vedere se una ragazza adolescente in quegli anni ha partorito un bimbo. Poi rientrerà in campo la scienza e con un nuovo test del DNA si scoprirà se davvero si tratta della donna che potrebbe con il suo amore di mamma aver per tre anni nascosto chi ha tolto la vita a una tredicenne.
Ma la strada potrebbe essere ancora più complicata. Infatti, non ci sarebbe da stupirsi se quella giovane abbia allora deciso di dare in adozione il figlio nato da una relazione con un uomo sposato e molto più grande di lei. In quel caso bisognerebbe fare un ulteriore ricerca tra le pratiche di adozione per arrivare al nome del bimbo e alla famiglia a cui era stato affidato.
Un percorso tortuoso, dunque, come questo giallo è stato sin dall’inizio. Come lo sono quelle strade che portano dentro e fuori Brembate, sulle quale Maura ha forse incrociato chi da tre anno conserva in segreto il nome di colui che, in una fredda notte di novembre, le ha tolto la figlia.

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