di A.D.
Wi-fi si, wi-fi no. L’ho detto o non l’ho detto. Nel programma elettorale c’è scritto una cosa, nelle linee programmatiche altre. Tra dibattito e smentite sulla nocività del wireless e sulla riduzione per motivi di salute delle onde, come si legge nel documento di governo della sindaca di Torino (pag 23, qui sotto) la prima cittadina, difesa ieri a spada tratta sui social dagli assessori, dai consiglieri (e anche dal marito), pone la parola fine alla querelle spiegando attraverso Twitter le sue vere intenzioni sul wireless.
«La tecnologia wi-fi permette ormai da diversi anni di rendere ancora più libera la rete è di estenderne l’uso nei più svariati contesti. Io credo fortemente in questo potenziale e per questo la volontà mia e della mia Giunta è quella di estendere il wi-fi in tutte le zone della città. Per questo sono stata molto felice quando Alberto Sacco, assessore al Commercio, mi ha parlato di una proposta di delibera che prevede l’installazione di ripetitori wi-fi inseriti all’interno di elementi di arredo urbano in modo da diffondere l’accesso alla rete in modo capillare» ha scritto la sindaca spiegando che si tratterà solo di combattere l’inquinamento elettromagnetico «secondo il principio di precauzione. Ovvero inviteremo a spegnere i router e gli access point quando non necessari, specie negli edifici pubblici, ma questo non cambia una virgola della rotta verso il nostro orizzonte. Internet, libero, per tutti».
Dimenticata la polemica sul Wi-fi e sul veganesimo ora “i soliti criticoni” affilano le armi per la proposta dei vetri salvapiccione e il cittadino che diventa investigatore via smartphone, segnalando anonimamente foto o nomi dei presunti criminali.