Crescono le esportazioni delle imprese piemontesi nei Paesi islamici, che vendono mezzi di trasporto, prodotti alimentari, bevande e pezzi meccanici. Nei primi nove mesi del 2016 il giro d’affari prodotto è stato di 2miliardi di euro in aumento del 7,3 per cento. Soprattutto verso la Turchia che da sola vale oltre 1,3 miliardi (+18 per cento). A distanza seguono gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita. È questo il quadro che emerge dai dati diffusi durante la presentazione del Turin Islamic Economic Forum (Tief), l’appuntamento del prossimo 6 e 7 marzo che si terrà al Centro congressi Torino Incontra.
L’obiettivo degli organizzatori, tra cui la Città di Torino, l’Università degli Studi, la Camera di Commercio e l’Associazione per lo sviluppo di strumenti alternativi e di innovazione finanziaria (Assaif), è capire come attrarre investimenti dagli stati islamici. E poi lavorare all’inclusione sociale di coloro che da questi paesi arrivano.
«Sotto la Mole oggi vivono più di 50 mila cittadini musulmani – spiega Chiara Appendino – Se si offre loro la possibilità di accedere al credito senza violare le prescrizioni del Corano, permettendogli ad esempio di acquistare una casa o di aprire un’attività commerciale, si può compiere un passo molto grande in questa direzione». In questi anni tanto si è fatto. Sono nati imprenditori di origine islamica. «Si tratta di ben 12.500 persone», ha spiegato il presidente della Camera di Commercio Vincenzo Ilotte. Soprattutto marocchini che rappresentano il 16 per cento del totale e albanesi che sono il 4,3 per cento. Seguono gli egiziani (3,6 per cento). E ancora, l’anno scorso sono cresciuti gli imprenditori pakistani, i tunisini e gli iraniani. Anche a loro si rivolge il Tief, che sarà aperto dall’intervento di Abdulla Mohammed Al Awar, amministratore delegato, Dubai Islamic Economy Development Centre (Diedc), che si occupa dello sviluppo degli investimenti in quel paese e a seguire quello di Yanguo Liu, direttore del Centro Internazionale di Formazione dell’Ilo.