di Moreno D’Angelo
Strozzinaggio, ricatti, famiglie rovinate dopo l’incontro con persone senza scrupoli che prestano denaro a condizioni capestro. Il fenomeno dell’usura in Piemonte coinvolge circa seimila persone con un giro d’affari stimato in 700 milioni di euro. Un dato che si lega anche alla pericolosa passione per il gioco d’azzardo o anche per le semplici macchinette mangiasoldi, presenti ovunque, fenomeni che creano dipendenza anche tra i più giovani. Questo per un giro valutato in circa otto miliardi di euro all’anno nel solo Piemonte.
Tra le tante iniziative, mai abbastanza, per ridimensionare un fenomeno dai risvolti drammatici, è stata presentata oggi la prima conferenza di preparazione al concorso “Cultura della legalità e uso responsabile del denaro”, promosso dall’Osservatorio regionale sull’usura per gli studenti delle scuole superiori del Piemonte. Il concorso, alla sua quarta edizione, sarà preceduto da undici conferenze propedeutiche, in tutte le provincie piemontesi, in programma fino al 6 aprile. «E’ di fondamentale importanza che, soprattutto, tra i giovani, si diffonda una cultura consapevole del significato di questo fenomeno» ha dichiarato Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio Regionale. «Il gioco d’azzardo – ha aggiunto Boeti, contribuisce a rimpinguare le tasche di chi presta illecitamente denaro alle persone in difficoltà. I piemontesi spendono infatti quasi 8 miliardi all’anno per questa attività, l’equivalente della spesa sanitaria necessaria a curare i cittadini».
Per gli studenti premiati è in programma un soggiorno culturale di due giorni a Milano e nel quale potranno ripercorrere la vicenda di un uomo esempio della legalità come l’avvocato Giorgio Ambrosoli. L’avvocato fu assassinato nel 1979 per volontà del banchiere Michele Sindona, per fermare il suo operato come commissario liquidatore sulla Banca Privata Italiana ormai in pieno crack finanziario, al centro di un intreccio affaristico tra criminalità, mafia, loggia massonica P2, politica e alta finanza. Una vicenda simbolo dell’onestà e del senso civico nel nostro paese, contro l’arroganza del malaffare, per quanto potente e senza scrupoli, portato avanti fino all’estremo sacrificio. Impressionò l’assenza di autorità pubbliche al funerale dell’avvocato e si fece scalpore la frase di Giulio Andreotti: “se l’andava cercando”.
In conclusione sul tema della dipendenza da gioco d’azzardo, che comporta costi notevoli anche sul fronte sociosanitario, c è da aggiungere come il fenomeno riguardi anche tutte le proposte di gioco che fruttano ingenti introiti allo stato italiano. Tanto che molti, impegnati a contrastare questo fenomeno, hanno usato polemicamente la denominazione di “Stato bisca”.