di Andrea Zummo
Nella Londra del 1912 una parte del mondo femminile è in subbuglio, protesta, manifesta, viene arrestata, nell’indifferenza della popolazione maschile, spesso ostile e violenta. Le donne chiedono una cosa in particolare: il diritto di voto. Sarebbe la conquista di parità e di uguaglianza, nell’Inghilterra di inizio secolo. Spesso sono lavoratrici indefesse, madri di famiglia, il motore del focolare domestico, eppure non hanno gli stessi diritti dei loro compagni, in molte situazioni anche in tema di retribuzione salariale. Nei peggiori dei casi sono l’oggetto di molestie, anche sessuali, dei loro datori di lavoro.
Non sono considerate, non hanno sostegno politico quasi mai, sono minoranza sfruttata e discriminata. Maud Watts (C. Mulligan) lavora in una lavanderia da quando ha 7 anni, ha sposato un uomo che fa il suo stesso mestiere (B. Whishaw), insieme hanno un figlio piccolo di nome George. Pian piano Maud acquisisce consapevolezza, unendosi al movimento delle Suffragette (chiamate così dal mondo maschile, con spregio!), la cui leader carismatica fu Emmeline Pankhurst (Meryl Streep, che compare in tutto non più di cinque minuti e lascia il segno!). Maude finirà in carcere, sarà malmenata, perderà il lavoro e sarà separata dal figlio: nulla però potrà fermarla, nella sua lotta per i diritti delle donne. Insieme a lei, tante piccole vicende di personaggi femminili misconosciuti e coraggiosi. Il mondo degli uomini, quando non laido o vigliacco e ipocrita, trova nel personaggio del poliziotto Steed (B. Gleeson), capace forse di comprendere le istanze delle suffragette, stupito dalla loro determinazione, ma deciso a far rispettare la legge, l’unico maschio dignitoso.
Film dalla sapiente rievocazione storica, con un ritmo ben congeniato e un’ammirevole squadra di interpreti, “Suffragette” ci restituisce una pagina importante della Storia europea. Presentato in anteprima al Torino Film Festival, nello scorso autunno, terza regia di Sarah Gavron, con un tema importante e un taglio di cinema di impegno civile. Le didascalie finali ci ricordano la triste realtà, più amara della finzione cinematografica: il diritto di voto alle donne inglesi fu concesso integralmente solo nel 1928. In altri Paesi ci volle di più: in Italia, lo sappiamo, solo nel 1946; in Arabia Saudita, purtroppo, ancora oggi non esiste il suffragio universale.