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venerdì, 13 Dicembre 2024

Una Chiesa smarrita? (Seconda parte)

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Se l’ecologia con Francesco è entrata definitivamente nel raggio d’azione della chiesa, evidentemente sarà affrontata sulla base del suo patrimonio culturale. Infatti, già s’affacciano proposte di aggiornare l’elenco dei peccati aggiungendovi quello “ecologico”, cosicché le violenze fatte alla Natura oltreché delittuose saranno anche peccaminose. Allo Stato il tribunale, alla chiesa il confessionale. Se l’uomo anziché rispettare aggredisce la Natura sarà colpevole di fronte al suo Creatore, che, se pentito, lo perdonerà. Non altrettanto, però, fa la Natura, pur se la si definisce “madre”. Essa presto o tardi si vendicherà, come ha sottolineato papa Francesco, rifacendosi ad un detto argentino: “Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la Natura mai”.

Infatti, ecco il Coronavirus, che la letteratura scientifica colloca tra le tante vendette della Domina della vita umana e che da mesi sta dando mostra del suo potere non solo seminando angoscia, sofferenza e morte, ma mettendo in ginocchio anche il sistema socio-economico sia locale che globale. Una crisi di dimensioni tali da mettere i brividi al solo pensiero di doverla superare. Se poi si dovrà, come ormai è convinzione diffusa, ristrutturare radicalmente il sistema nel suo complesso per armonizzarlo con le richieste di madre di Natura, l’opera si presenta ciclopica, se non impossibile. A contrastarla in prima linea sarà il dio denaro finora dittatore ed ostile al rispetto del globo terracqueo. Nel corso della storia sono cadute tante divinità, ma lui è tuttora invitto

Anche nella chiesa, si sente la necessità d’un rinnovamento profondo. Il silenzio dei riti e la privazione della loro comunitarietà interroga sul modo d’essere chiesa, viva anche in situazioni eccezionali. Il coronavirus, già si prevede, non sarà l’ultima catastrofe. Non è vero che la chiesa sia finora stata monolitica nel modo dei suoi riti e nel suo pensiero. La sua storia ne è prova. Ripercorrendola partendo dal vangelo non mancheranno indicazioni di possibili e validi percorsi in situazioni estreme. Nel frattempo si potrebbero affrontare seriamente per una definitiva soluzione i gravi problemi che da tempo ribollono nella caldera ecclesiastica. 

1°- La chiesa deve ritornare alle sue origini: umile, povera, messaggera, comunitaria, testimone. Deve chiudere con Costantino che la rese ricca, potente, dispotica. Era il proposito del concilio Vaticano II cui Francesco ha allacciato il suo pontificato. Ad esso non si confà certamente l’intervento arrogante e bislacco dei vescovi italiani sulla riapertura delle chiese. Una chiesa che “esige”, che dichiara che il governo “ha il dovere” e che “i vescovi non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto”, permane costantiniana. Un atteggiamento che ha spinto Francesco ad intervenire invitando ad attenersi alle disposizioni governative. E’ questa la chiesa che si batte per il rispetto della vita? Sempre o purché non disturbi le funzioni religiose? Il detto “Parigi val pure una messa” si può convertire in “Una messa val pure qualche vita”?

 2°- Il clericalismo, ripetutamente denunciato dal papa, dev’essere sconfitto non solo come atteggiamento padronale della sacra gerarchia, ma come suo fattuale dominio d’ogni settore della struttura ecclesiastica: sacramentale, legislativo, giudiziario, amministrativo. Tutto è deciso e gestito dal clero; ai laici obbediente militanza e funzioni di supporto. Quanto non attiene strettamente all’amministrazione dei sacramenti, in particolare penitenza ed eucarestia, deve essere riconsegnato a tutti i membri non ordinati del corpo mistico di Cristo affinché ognuno vi apporti il proprio carisma. Il sacerdozio torni alla sua funzione specifica sgombrando il campo ai ministeri altrui.

 3°- Alla donna devono essere riconosciuti diritti e funzioni identici a quelli dell’uomo. I vangeli, nati in tutt’altra cultura, fatto da tenere ben presente nella loro interpretazione, non offrono alcun serio appiglio a problematiche di genere nella comunità dei seguaci di Gesù. Ridicolo celebrare le qualità della donna e sbarrarle i percorsi ecclesiali del credente maschio. Il problema non si risolve concedendole qualche posto più o meno di peso in uffici curiali. Franz-Josef Bode, arcivescovo di Osnabrueck ha dichiarato: “Se fossi papa per un giorno riprenderei la discussione sugli argomenti fin qui addotti nel trattare il problema delle donne nella chiesa”.

 4°- Ineludibile la questione dell’obbligatorietà del celibato sacerdotale. L’autorità ecclesiastica sa quanto il clero bruchi nei pascoli dalla molte erbe del sesso, ma ipocritamente tace. La deflagrazione della pedofilia l’ha rivelato anche al popolo cristiano che, almeno nella sua parte meno bacchettona, si chiede perché non si metta fine a questa triste sessualità ed alla sofferenza di uomini che si sentono chiamati al sacerdozio, ma non ad una castità imposta.

 5°- Altrettanto urgente è il ripensamento della dottrina sessuale, talmente irrealistica da destare ilare sconcerto, secondo la quale l’amore di coppia non giustifica il rapporto sessuale se privato della sua potenziale fecondità. Eppure Francesco ha detto che l’”uomo non è un coniglio da riproduzione”! Però tace sui modi per non diventarlo, anzi loda l’enciclica Humani generis di Paolo VI che condanna ogni forma di contraccezione all’infuori della monacazione della coppia nei periodi fecondi. Una dottrina che ignora tutta la ricerca scientifica sulla sessualità. Il Sinodo in corso in Germania intende affrontarla senza condizionamenti. Roma è già in allarme! (2, fine)

Vittorino Merinas

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