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venerdì, 18 Ottobre 2024

Un ospedale a tempo di record. Cina? No, made in Turin. Intervista a Lorenzo Bassi

Chi c’è dietro alla realizzazione del Covid hospital all'interno delle Ogr

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Lorenzo Bassi, 44 anni, è un imprenditore con una lunga esperienza nel settore degli eventi, in particolare allestimenti per feste, convention aziendali, fiere e spettacoli.

Bassi, come siete passati dalle feste a costruire un ospedale?

“Bisognava fare in fretta. Chi aveva il compito di dare il via alla realizzazione della struttura lo ha capito. E ha avuto l’intuizione per portare avanti l’operazione di rivolgersi al mondo degli allestitori, al mondo del “temporaneo”, abituato a pensare in maniera flessibile, a modalità, soluzioni tecniche, materiali, e percorsi veloci, molto diversi da quelli dei costruttori tradizionali. Per noi è stata una sfida e una presa di coscienza: applicare le nostre competenze per la realizzazione di grandi eventi, che per definizione esistono il tempo di pochi giorni, alla messa in opera di un ospedale che deve durare ed essere al servizio della comunità”.

Come vi siete mossi?

“In modo rapido, saltando dei passaggi per bruciare le tappe. Un elemento unico di questa operazione, a ripensarci forse folle, è stata l’assenza di progetto. Solitamente ci organizziamo in tre fasi: la prima, definire il concept, poi tracciamo il disegno tecnico, ed infine si passa al progetto esecutivo. Per il progetto non c’ è stato il tempo, un passaggio saltato del tutto. L’assegnazione è stata fatta con una regolare gara d’appalto ad inviti. Solo che il momento dell’invito è stato il venerdì sera, il tempo per elaborare la proposta il sabato, la domenica i sopralluoghi tecnici, e l’inizio del cantiere operativo era previsto per il lunedì mattina, alle 8. Chiunque senta una cosa del genere si potrebbe sbellicare dalle risate”.

Voi però non avete riso per niente?

“No, ci siamo messi subito al lavoro. Una non – stop di due giorni e due notti, per elaborare un piano tecnico e di preventivo dei costi, e nel frattempo mi sono giocato tutta la credibilità professionale e personale con i fornitori: senza avere ancora la certezza della commessa, convincere tutti a preparare e trasportare l’approvvigionamento di materiali. 4 bilici di materiale, 1500 metri lineari di pareti e pannellatura, 500 metri di tralicci per il passaggi aerei di cavi e tubazioni, 9000 metri quadri di vernice, smalto ospedaliero lavabile, 3 mani per ogni pannello. Un esempio di fiducia? Il fornitore dei 1500 metri di battiscopa ospedalieri necessari, ha caricato i camion ed è partito da Gorizia, 24 ore dopo la chiamata i materiali erano a Torino, senza nemmeno affidarsi a corrieri ma con i suoi mezzi. In totale è stata allestita un’area di 8.700 metri quadrati”

Avete studiato le tecniche della Cina?

“Sinceramente no. Il segreto di questa operazione è stata la grande sintonia tra le realtà che hanno cooperato per portare avanti il progetto: noi, il Genio dell’Aeronautica e la Protezione Civile. Come in una danza, un balletto in perfetta sincronia, abbiamo lavorato insieme per trovare soluzioni tecniche ai problemi che si presentavano in continuazione: ad esempio ideare e realizzare pareti cave in cui far passare i cavi, e le tubature per l’ossigeno. Idraulici, elettricisti, montatori in un grande lavoro comune: scomporre i problemi, trovare le soluzioni, prendere le migliori decisioni strategiche, tutti consapevoli che non c’era tempo, e che non esisteva la possibilità di scelte al ribasso”.

Quanto avete lavorato?

“Un cantiere aperto 24 ore su 24, per tutto il periodo, per 16 giorni, con due turni al giorno, diurno e notturno, con un numero di persone che variava da un minimo di 80 ad un massimo di 200 contemporaneamente. Abbiamo curato ogni aspetto, compresi i magazzini per stoccare il materiale sanitario, le bussole per garantire la separazione degli ambienti, la progettazione dei flussi di entrata e uscita delle ambulanze e dei mezzi di servizio. Siamo riusciti anche a curare l’estetica del progetto, e a realizzare un’area relax per il personale sanitario con tavolini e divani. E’ un nostro dono”.

Tempi rispettati?

“In anticipo. L’ospedale è stato consegnato il 16 aprile, due giorni prima rispetto alla scadenza. Il 19 sono arrivati i primi pazienti. E’ stata una emozione, la consapevolezza di essere stati dei partner affidabili per un servizio pubblico così importante. Le autorità che hanno visitato l’ospedale lo hanno definito il migliore tra le strutture create appositamente per l’emergenza Covid, e il personale sanitario è stato soddisfatto per le condizioni di lavoro che la struttura permette”.

Perché le Ogr? Non era meglio recuperare un ospedale già esistente, come il Maria Adelaide?

“Tanto si è detto su questo punto. Non posso dire che percorso avrebbe avuto un altro progetto, diverso da questo, ma so le caratteristiche tecniche uniche che rendevano le Ogr ideali per questa sfida. Prima di tutto, una struttura di recente ristrutturazione con impianti di ultima generazione, il riscaldamento a pavimento, l’impianto di aerazione diffuso e un impianto elettrico in grado di reggere enormi carichi energetici e distribuito in maniera capillare. Oltre 100 quadri elettrici che ci hanno consentito di non utilizzare prolunghe, spegnere ed accendere ‘a zone’ diversificate, ed addirittura regolare l’intensità della luminosità”.

Come deve essere un Covid-hospital?

“Un ospedale Covid deve avere tre aree, la Verde, la Gialla, e la Rossa, ovvero quella contagiata. I passaggi tra le diverse aree devono essere rigidamente separati. Nelle Ogr erano già presenti pareti in vetro che con la pressione negativa impedivano gli scambi di aria pericolosi: abbiamo cosi potuto montare le doppie porte contando su un isolamento preesistente dei diversi settori.

Infine, la posizione: gli spazi esterni erano adatti a gestire in sicurezza ed efficienza i flussi della circolazione delle ambulanze e dei mezzi di servizio, e siamo su un asse urbanistico e viabile strategico della città, non a caso chiamato la ‘Spina’”.

Ci avete guadagnato?

“Il giusto. Siamo riusciti, sempre rischiando, a proporre un ribasso di gara di circa il 40 per cento. il totale del costo di costruzione è stato di circa 160 mila euro (al netto dei costi delle attrezzature e strumenti sanitari, ndr). L’ospedale è entrato immediatamente in funzione e non c’è stato spreco di denaro, questo da cittadino mi rende contento”

Il settore eventi? Che fine farà?

“Il settore eventi è in coma vegetativo. E non basterà un decreto del governo a far ripartire un comparto che per definizione è la cartina di tornasole dell’umore delle persone: ci sarà diffidenza nel partecipare ai primi assembramenti, mancanza di soldi, complicazioni nella preparazione degli eventi. Tutto questo farà si che che il settore impieghi ancora molto tempo a tornare a regime dopo il via libera: ipotizziamo circa due anni. E due anni senza lavoro sono un tempo insostenibile per qualunque realtà imprenditoriale”.

Come pensate di riconvertirvi?

“Ci stiamo già pensando. Abbiamo riconvertito i nostri macchinari per la costruzione di barriere anticontagio, stiamo acquistando le telecamere con rilevazione della temperatura e mascherine per la vendita all’ingrosso. Ma non abbandoniamo del tutto la passione per l’intrattenimento. Stiamo cercando una area adatta per realizzare un cinema “Drive In!”, l’unica formula che sarà consentita nei prossimi mesi”.

 

Nella foto principale a sinistra Lorenzo Bassi a destra Alexandro Barbero

Credits foto Cosimo Maffione e Modo Eventi

Il timelapse della costruzione dell’ospedale alle Ogr di Torino

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