La questione delle “misure” nel dibattito che ha accompagnato (e accompagna ancora oggi) la costruzione del grattacielo di Intesa San Paolo nel quartiere Cit Turin è sempre stata presente.
A far discutere è soprattutto l’altezza dell’edificio, che una volta ultimato sarebbe dovuto diventare il più alto di Torino, superando così il record detenuto dalla Mole Antonelliana.
Il progetto definitivo è poi stato abbassato da 200 metri a circa 167 (25 centimetri in meno della Mole), ma il punto ovviamente non riguarda solo le misure in senso materiale: qualche malizioso potrebbe far notare che scalzare lo storico simbolo della città a favore di un grattacielo eretto per uno dei maggiori gruppi bancari del paese (lo stesso che detiene l’ingente debito torinese), è significativo dei tempi che corrono a Torino… Come dire, dalla città dei monumenti storici alla città delle banche.
Ma a questo si aggiungono poi le questioni legate ai costi, ai ritardi del cantiere, al cambiamento brusco nell’immagine della città e altro ancora. Tutte cose che negli anni hanno suscitato accesi dibattiti, portando anche alla nascita di comitati contro il grattacielo e a qualche episodio di protesta indirizzato verso la struttura in costruzione, mentre altri, recentemente, si sono limitati a esprimere in maniera più blanda il proprio scarso amore verso l’edificio con una serie di impietose recensioni su Trip Advisor, dove l’opera torinese di Renzo Piano è decisamente tra le meno quotate.
Ora, però, sembra che alla travagliata nascita del grattacielo si aggiunga un nuovo ostacolo: i suoi 167 metri di altezza dovrebbero infatti ospitare gli uffici di Intesa San Paolo, ma pare che 36 piani siano un po’ troppi rispetto alle reali esigenze di spazio dei dipendenti della banca.
La questione deriva probabilmente anche dal fatto che il progetto è stato concepito ormai diverso tempo fa, prima di tagli e ridimensionamenti del personale.
Quindi, che fare? La risposta sembrerebbe già pronta: affittare parte della struttura, in particolare i piani inferiori, per farne degli appartamenti, rigorosamente di lusso. Il tutto dovrebbe avvenire con l’aiuto di un’agenzia immobiliare, così da risolvere i problemi di spazio di Intesa San Paolo.
Sarà questione di attendere ancora qualche mese e il taglio del nastro del grattacielo per scoprire se l’opera dell’archistar Renzo Piano è effettivamente troppo ingombrante per la nostra città.