di Moreno D’Angelo
Si è forse alla svolta decisiva nelle indagini sull’omicidio di Pierpaolo Pomatto, l’uomo giustiziato con un colpo di pistola alla nuca e ritrovato il 19 gennaio nelle campagne di frazione Vesignano (Rivarolo). Una barbara esecuzione in stile romanzo criminale, con il corpo coperto da biglietti di 50 euro falsi.
Un uomo di 55 anni è stato fermato ed è sotto il torchio delle indagini, coordinate dal pm Ruggero Crupi. Che si possa essere alla svolta lo confermano i carabinieri che parlano di “gravi e convergenti elementi di responsabilità” che hanno portato al fermo, riservano ulteriori dettagli alla conferenza stampa in programma presso il comando provinciale dell’Arma a Torino questo pomeriggio.
Dopo l’ascolto di diverse persone, raccogliendo preziose testimonianze e operando alcune perquisizioni, i carabinieri di Ivrea e di Torino hanno scavato nella vita del pregiudicato di 64 anni, abitante a Feletto. Un volto noto alle forze dell’ordine fin dagli anni 70. Un background di arresti, denunce per rapina, spaccio di droga, (per il quale finì in carcere nel 1981), truffe e estorsioni che lo hanno anche riguardato per indagini su furti nelle chiese e cimiteri.
A questo curriculum si aggiunge un rinvio a giudizio per l’accusa di aver fatto parte negli anni 80 di una cellula della formazione estremista dei Proletari armati per il comunismo. Da questa accusa venne prosciolto. Dopo che sono stati analizzati dagli inquirenti nel dettaglio l’auto, il pc e i cellulari della vittima oltre a filmati di videocamere il cerchio sembra stringersi intorno a una pista che potrebbe forse essere colorata del bianco della cocaina.