di Bernardo Basilici Menini
Tomas (J. Camara) parte dal Canada per andare a Madrid, in visita al suo vecchio amico Julian (R. Darin). Due uomini adulti, legati da una vita, che hanno preso strade diverse: Tomas si è trasferito a Montreal, ha sposato una canadese e ha avuto due figli; Julian è un attore di teatro, ha un matrimonio fallito alle spalle e un figlio ventenne che studia all’università ad Amsterdam. Però Julian sta morendo e lo sa: il cancro lo sta uccidendo e dopo un anno di cure, consapevole che ormai non potrà salvarsi, Julian ha deciso di smettere con le terapie e andare incontro al suo destino, informando le persone a lui care. Tomas passa con lui quattro giorni, e capisce che non ci sono modi di convincere l’amico a desistere dall’idea, così finisce per accompagnarlo nella quotidianità (il teatro), oltre che le tappe organizzative per la sua dipartita: il medico, l’agenzia di pompe funebri (meglio essere seppelliti o cremati?). E poi c’è Truman: il vecchio cagnone di Julian, molto legato al padrone e il padrone a lui, con il problema di decidere a chi affidarlo, in vista della morte dell’uomo.
Film spagnolo premiatissimo ai Goya (l’Oscar dei cinema iberico), con 5 statuette per il film, la regia, la sceneggiatura e i due ammirevoli interpreti, “Truman” è una pellicola dolceamara e piena di tenerezza, ma anche molto reale. Apparentemente molto diversi, eppure legati da un’amicizia di lunghissima data, Julian e Tomas sono in parte simili, in parte complementari: la sceneggiatura dosa bene il mix caratteriale dei due, in cui prevale ora la pacatezza, ora il cinismo, ora l’ironia feroce, ora l’incazzatura genuina. Nessun cedimento alla lacrima facile, ma molta umanità (su tutti gli episodi, la “fuga” in un giorno ad Amsterdam!)
Tema scivoloso, quello del fine vita, anche senza scomodare l’eutanasia, qui affrontato con delicatezza e rispetto, con una leggerezza in grado di farci riflettere ed emozionare.