Accordo con rabbia. Sindacati, Comune di Genova e Regione Liguria hanno raggiunto, in nottata, un accordo, dopo cinque giorni di sciopero, sulla vertenza trasporto pubblico.
Ma non è andata come speravano le parti. Infatti l’assemblea dei lavoratori Amt, l’azienda che si occupa dei trasporti a Genova, ha approvato a maggioranza la bozza, ma in molti hanno gridato al “tradimento”, stracciando addirittura la tessera del sindacato.
Mentre il 60% dei lavoratori accetta la bozza, il 40% si oppone. E arrivano anche le urla e gli spintoni tra i colleghi, con chi è pronto a tornare, dopo i cinque giorni di blocco, a lavoro e chi invece vuole ancora portare avanti la lotta.
L’accordo prevede che l’Amt non passi a privati, ma resti pubblica, mentre la Regione acquisterà quindi nuovi mezzi in tempi brevi, attraverso «riprogrammazione di risorse già impegnate e, nel quadriennio 2014-2017», e di «altre 200 vetture, con finanziamenti da fondi europei e nazionali» più avanti. Inoltre il Comune, per ripianare i conti di Amt che ha un disavanzo di 8,3 milioni di euro nel 2014, si è impegnato a ripatrimonalizzare l’azienda con un investimento di 4,3 milioni di euro, mentre gli altri 4 milioni arriveranno grazie alla riorganizzazione dell’azienda, senza toccare orari di lavoro, retribuzioni e riposo, ma con l’esternalizzazione, con appalto, di certi servizi, ad esempio per le linee collinari e con la riorganizzazione interna.
Se un solo punto di quanto deciso non dovesse essere rispettato, salterebbe l’intero accordo e la protesta tornerebbe a farsi sentire.
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