17.9 C
Torino
domenica, 8 Settembre 2024

Traffico di droga internazionale smantellato a Torino

Più letti

Nuova Società - sponsor
Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Undici ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di cittadini italiani, albanesi e polacchi accusati di narcotraffico internazionale e detenzione di spaccio di sostanze stupefacenti sono stati eseguiti questa mattina dai Carabinieri di Torino. 

L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha visto la collaborazione della polizia degli altri Paesi, ha portato al sequestrato sul nostro territorio di oltre 80 chili di cocaina e più di 7 chili di marijuana per un valore di 4,5 milioni e all’arresto di otto corrieri che viaggiavano a bordo di auto appositamente modificate in Slovenia per trasportate la stupefacente.

La droga, proveniente dalla ‘Rotta atlantica’ e dai Paesi Balcanici, era destinata a Nord Italia, Slovenia, Olanda, Svizzera e Germania. Le indagini del Nucleo Investigativo di Torino sono partite nel 2017 da alcuni arresti nelle strade della movida torinese, quartieri San Salvario e San Paolo. Gli investigatori dell’Arma hanno ricostruito la filiera dei pusher, tutti centro-africani, fino ad arrivare a un albanese che, secondo gli inquirenti, era punto di riferimento per produttori esteri, corrieri e acquirenti.
Tutti gli indagati per comunicare tra di loro e non essere intercettati utilizzavano piattaforme web crittografate. Per gli inquirenti il flusso di sostanze arrivate in Piemonte e nel Nord Italia sarebbe stato imponente, come lo era la disponibilità finanziaria dell’organizzazione, che attraverso dei prestanome affittava alloggi utilizzati per lo stoccaggio della droga, all’insaputa dei locatori. A disposizione dei narcotrafficanti anche delle auto di grossa cilindrata al cui interno erano stati ricavati vani artigianali per nascondere lo stupefacente e trasportarlo dopo che era arrivato via mare nei porti del Nord Europa dal Sud America attraverso la tecnica ‘Rip off’, che consiste nell’inserire i panetti all’interno di borsoni nascosti nei container in transito nei porti. Metodo usato da anni dalla mafia e dai narcos. Uno dei boss dell’organizzazione, l’albanese Dashi Ergys, è stato assassinato il 22 gennaio scorso in un ristorante di Guayaquil (Ecuador), per questioni legate al narcotraffico. 

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano