Terminata l’esperienza da sindaca per Chiara Appendino potrebbe esserci un seggio in parlamento. Infondo, l’ex prima cittadina è ora libera da impegni politici e già in tempi non sospetti c’era chi la voleva a Roma.
La strada della candidatura alle politiche è sgombra di ostacoli per l’ex prima cittadina torinese, che -sul fronte dei due mandati- è forte del ‘mandato 0’ voluto per i consiglieri comunali dall’ex capo politico Luigi Di Maio. Assolta in appello dall’accusa di falso in bilancio nell’ambito del processo Ream, Appendino è stata condannata a un anno e mezzo, con sospensione condizionale della pena, per i fatti di piazza San Carlo, quando, durante la proiezione della finale di Champions League Real Madrid-Juventus, persero la vita due persone e ne rimasero ferite 1.700.
Tuttavia l’ex sindaca, stando alle regole grilline, può candidarsi, perché il codice etico del Movimento prevede che chi è stato condannato per reati colposi possa scendere in campo elettorale, per una clausola all’epoca messa nero su bianco dall’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, finalizzata a non lasciare fuori, ad esempio, chi avesse alle spalle una condanna perché coinvolto in un grave incidente.
L’avvocato ex grillino Loreno Borrè spiega: ”Sulla condanna nulla da eccepire perché assolta a maggio per il falso in bilancio e condannata sì, ma per l’altro reato che è colposo e non doloso e non passato in giudicato. Resta la spada di Damocle dell’interpretazione del codice etico che non risulta superata dalla consultazione del 2021 in cui passò il concetto di ‘mandato zero’ per i consiglieri comunali”.
“Costituisce condotta grave ed incompatibile con la candidatura ed il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 Stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo”, si legge infatti all’articolo sei del Codice etico, quello che regola gli ‘obblighi per i candidati nelle competizioni elettorali sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle e per i portavoce eletti sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle in relazione ai procedimenti penali’.
Certo è che trovare una soluzione per permettere ad Appendino di candidarsi permetterebbe al Movimento di aggiungere un nome di peso a una lista di papabili molto scarna. Infatti, in virtù delle regole interne del Movimento saltano molti nomi big tra i candidati: tra gli altri, Roberto Fico e Paola Taverna, Virginia Raggi e Danilo Toninelli (i più amati dalla base), Roberta Lombardi e la sua nemica di sempre, Virginia Raggi. E ancora Stefano Buffagni, Vito Crimi Federico D’Incà e Riccardo Fraccaro. I nomi da spendere in campagna elettorale sono ridotti al lumicino, oltre a quello di Giuseppe Conte in pista resta, ad esempio, il ministro e capodelegazione Stefano Patuanelli. Resta ferma, poi, l’incognita Alessandro Di Battista.