di Bernardo Basilici Menini
Un primato che nessuno avrebbe voluto per il capoluogo piemontese. Torino mantiene il primo posto nella lista delle province con più domanda di cassa integrazione, con 43.284.481 ore richieste dall’inizio del 2016. Anche per il Piemonte le notizie non sono buone: con la cifra di 58.493.717 ore in otto mesi rimane la seconda regione, con un calo quasi impercettibile dello 0,1% (-45,7% ordinaria, +45,5% straordinaria, -73,1% in deroga).
I dati provengono dal rapporto sulla cassa integrazione redatto dalla Uil, secondo cui, inoltre, nel solo mese di agosto più di ventunomila lavoratori sono stati inseriti. Complessivamente ad agosto sono stati oltre 21 mila i lavoratori interessati, con un lieve calo di 552 unità rispetto a luglio. Da questa piccola discesa generale fanno eccezione soprattutto Asti e Vercelli, con degli aumenti verticali, rispettivamente del 162% e del 114%. I settori più colpiti sono quelli dell’edilizia (+17,3), dell’artigianato (+31,5) e del commercio (31,5%).
«Dall’andamento mensile delle richieste di cassa integrazione in Piemonte, ma anche dal raffronto tra i primi otto mesi del 2016 con il 2015 emerge che il vento della ripresa non soffia forte – commenta duro segretario generale della Uil Piemonte Gianni Cortese- Non siamo per nulla tranquilli perché la nostra regione non è inserita nelle aree di crisi complessa, quindi di quelle destinatarie della proroga di dodici mesi del trattamento di cassa integrazione straordinaria.
«Ciò significa che se non ci saranno cambiamenti, da inizio 2017, migliaia di persone rischieranno di non avere più alcun reddito per la soppressione degli istituti della mobilità e della cassa integrazione in deroga».