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sabato, 27 Luglio 2024

Torinese ancora bloccata in Costa Rica per il Coronavirus: “Una prigionia da cui nessuno ci aiuta ad uscire”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

La fine del lockdown e l’apertura dei confini a partire dal 3 giugno può far pensare che l’emergenza legata al Coronavirus sia davvero finita.
In realtà, se c’è chi ha potuto apprezzare il ritorno alle abitudini della propria quotidianità, ci sono ancora tanti che invece aspettano di poter rivedere la propria casa e riabbracciare la propria famiglia. È il caso, ad esempio, degli italiani bloccati all’estero quando la pandemia è scoppiata e che ancora oggi non riescono a tornare nel nostro Paese, tra voli cancellati, confini bloccati e lungaggini burocratiche. Questo è quanto sta accadendo a Sara Corso, torinese, che si trova in Costa Rica, a Samara, nella provincia di Guanacaste. Sara è lì dallo scorso marzo e ancora non sa come e quando potrà tornare in Italia. E come lei tanti altri connazionali per cui il viaggio si è trasformato in una vera e propria odissea di cui ancora non conoscono il finale. “Siamo tutti qua almeno da febbraio-marzo e i nostri piani ovviamente non erano quelli di stare qui quattro mesi”, racconta Sara che di tornare a casa non ha solo voglia, ma anche bisogno: “Se rimango in Costa Rica perdo il lavoro, ho visite mediche in sospeso da fare, una famiglia preoccupata da raggiungere e il mio conto in banca continua a scendere visto che mi sto sostenendo solo a spese mie”. Già, perché la vita in Costa Rica costa cara e per chi si immaginava una permanenza solo di poche settimane non è facile: “Le assicurazioni di viaggio sono scadute, economicamente è difficile permettersi di restare ancora qui, senza contare che siamo ormai in piena stagione delle piogge e non ero equipaggiata: queste non sono le piogge a cui noi siamo abituati e ci ritroviamo nel bel mezzo di vere inondazioni tropicali, con tutti i rischi connessi, a cui si aggiunge il problema Covid”.

Eppure Sara è dallo scorso marzo che prova a tornare in Italia: “Il 18 marzo ho mandato una prima mail alla Farnesina, e giornalmente sono in contatto con l’Ambasciata italiana, ma ogni giorno le speranze diventano sempre meno. So che si sta lavorando con Partners Europei per trovare soluzioni, sono consapevole che tutto ciò non è semplice ma i giorni passano e si fa sempre più difficile”.

Anche le notizie che vengono date a Sara non fanno sperare per il meglio: il governo della Costa Rica ha stabilito la chiusura dei confini fino al 20 giugno ed esteso la validità dei visti turistici fino al 18 agosto, mentre molte compagnie aeree hanno cancellato i voli fino al 2021. Certo, in questi mesi ci sono stati dei voli messi a disposizione per chi voleva tornare nel proprio Paese, ma riuscire ad avere un biglietto era una vera e propria corsa ad ostacoli: “Una compagnia di charter privata mi ha offerto un biglietto per 390mila dollari per 140 passeggeri, quindi circa 2500 euro a testa, per arrivare in altre città e da lì organizzarsi con trasporti privati, solo da Malpensa a Torino sarebbero stati altri 200 euro”. L’ultimo volo che ha portato a casa 160 italiani è partito il 10 maggio: “I biglietti sono stati in vendita solo per 48 ore e non sono riuscita a prenderli”, spiega Sara. Mentre ad oggi non si sa quali altri collegamenti sono previsti. 

“Voglio sottolineare la mia disperata richiesta di aiuto, spero davvero che l’unita di crisi La Farnesina possa aiutare noi italiani rimasti qui e che in qualche modo potremmo presto riabbracciare i nostri familiari e la nostra vita in Italia. Mi sembra davvero di essere stata abbandonata in una prigionia forzata in cui non c’è scelta, in un Paese dove ero semplicemente di passaggio”.

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