di Moreno D’Angelo
Che i tartufi fossero preziosi non è una novità ma che avessero anche la proprietà di essere denuclearizzati non lo si sapeva proprio. Il motivo non è ancora chiaro ma il dato è accertato.
E’ un discorso ci porta a trenta anni fa. I più avanti negli anni ricorderanno Chernobyl, il terribile incidente nucleare che inondò di pericolose radiazioni l’Europa quando al Cremlino sventolava ancora la bandiera rossa. L’onda di quei fatti portò in Italia a dire no al nucleare.
Tornando ai tartufi grazie agli studi del centro ricerca svizzero Wsl diretto da Ulf Buntgen, che ha analizzato gli effetti di quella nube letale, contenente una grande quantità di Cesio 137, si è scoperto con grande sorpresa che i tartufi non avevano praticamente tracce di questo elemento.
Un dato inatteso dato che i tartufi si alimentano delle sostanze del terreno. Non vale lo stesso discorso per funghi e selvaggina che, a distanza di anni nelle zone più soggette a quelle radiazioni, continuano a far riscontrare elevati livelli di Cesio 137 (un isotopo radioattivo sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio). Cusioso anche il fatto che ’”impermeabile antiradiazioni” sia presente solo nei veri “ tartufi commestibili” mentre negli altri prodotti simili la carica radioattiva resta elevata come nei funghi e altri tuberi. I riscontri sui tartufi sono stati confermati da studi effettuati su tuberi di tutta Europa che hanno confermato questa straordinaria proprietà. Ad Alba e nelle altre zone dell’oro nero nostrano avranno un altro motivo di vanto.