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giovedì, 24 Ottobre 2024

Summit mondiale per il clima, Ban Ki-moon: “Siamo qui per fare la storia”

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di Vanna Sedda
È stato il vertice dei buoni propositi, dei discorsi importanti e delle reazioni positive quello che si è tenuto ieri a New York per l’Assemblea delle Nazioni Unite sul clima.
Il Climate Summit 2014 è stato convocato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon che nel suo discorso di apertura ha esordito dicendo «Non siamo qui per parlare, siamo qui per fare la storia», riferendosi ai 120 capi di Stato e di Governo intervenuti, tra i quali il presidente americano Barack Obama, il presidente francese François Hollande, e il premier italiano Matteo Renzi. Grandi assenti i presidenti di India e Cina, che sulla riduzione delle emissioni di CO₂ prodotte da entrambi i paesi avrebbero tanto da fare.
È chiaro come il cambiamento climatico sia una questione determinante per il nostro tempo, i costi che comporta, economici, ambientali e umani, stanno diventando insostenibili per tutti, ma si può ancora fare qualcosa per salvare la situazione. L’importante è farlo tutti insieme. «Chiedo a tutti i governi di impegnarsi per un accordo universale sul clima a Parigi nel 2015 e di fare la loro parte per limitare l’aumento della temperatura globale a meno di 2 gradi centigradi» è l’appello lanciato da Ban, che chiede inoltre di tagliare drasticamente le emissioni di gas serra entro il 2020 investendo in soluzioni rinnovabili, mobilitare finanziamenti, coinvolgendo anche il settore privato, per raggiungere l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari all’anno preso a Copenhagen, e tassare chi inquina.
Il presidente americano Obama concorda sui cambiamenti climatici quale “minaccia numero uno” del secolo, e afferma che per avere successo la lotta al riscaldamento globale va affrontata da tutti i Paesi, nessuno escluso, comprese le nazioni più povere, che devono fare la loro parte. Si è rivolto in particolare alla Cina, invitandola a prendersi le sue responsabilità, quale seconda economia mondiale, di guidare con gli Stati Uniti le altre nazioni in questa missione. In tutta risposta, il vice-premier cinese Zhang Gaoli, in rappresentanza del presidente cinese Xi Jinping, ha detto che le emissioni di carbone in Cina, le più alte al mondo, saranno presto tagliate in misura drastica.
Anche secondo il premier Matteo Renzi «quello che serve è soprattutto una forte volontà politica». E l’Italia è pronta a dare il suo contributo economico e a fare la sua parte. Sono tanti i possibili strumenti per ridurre a livello mondiale le emissioni di gas a effetto serra: il carbon pricing, il miglioramento dell’efficienza energetica, l’incremento delle fonti di energia rinnovabili, la riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili. «In poche parole: stimolare la crescita sostenibile attraverso azioni coordinate» ha detto il premier.
È chiaro che per tutti i leader mondiali il cambiamento climatico è un problema da fronteggiare e i mezzi ci sarebbero anche, teoricamente, ma nei fatti? Il presidente francese Hollande ha sottolineato la necessità di definire un modello di sviluppo per i prossimi 30 anni che conservi il pianeta e di una mobilitazione generale per arrivare a un accordo, quello di Parigi del prossimo anno, che non sia fallimentare. E proprio per dare il buon esempio, quale prossimo ospitante di una conferenza sul clima che si prospetta fondamentale per il futuro del mondo, Hollande ha promesso 1 miliardo di dollari di contributo per il “Green Climate Fund”, il fondo delle Nazioni Unite con il quale aiutare i paesi più poveri o vulnerabili a ridurre le loro emissioni di gas da effetto serra. Altri Paesi, come la Corea del Sud, la Svizzera, la Danimarca si sono impegnati a versare una parte di risorse finanziarie nel fondo verde, ma la maggior parte si sono impegnati a ridurre significativamente le emissioni, incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili e fermare la deforestazione.
Da segnalare anche l’intervento della star di Hollywood Leonardo di Caprio, messaggero delle Nazioni Unite per il clima, dinnanzi all’illustre platea, come rappresentate delle centinaia di migliaia di cittadini che domenica scorsa hanno sfilato per le vie della grande Mela e nel resto del mondo per chiedere soluzioni reali a un problema che non è ne isteria ne finzione, ma è un dato di fatto. «È una questione di sopravvivenza . E non può riguardare solo le scelte dei singoli individui» ha detto Di Caprio, ma si tratta delle industrie e dei governi e ora c’è bisogno di agire.

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