Sarebbe stato lo stesso Paolo Borsellino ad innescare la bomba che uccise lui e gli uomini della sua scorta in via D’Amelio. I nuovi dettagli sull’attentato del 19 luglio 1992, dove morirono oltre al magistrato cinque dei suoi uomini, sono stati forniti dal boss di Cosa Nostra, Totò Riina, durante un’intercettazione.
Riina, parlando con un altro detenuto, Alberto Lo Russo, spiega che che il telecomando usato per fare esplodere l’autobomba che provocò la strage era stato collocato all’interno del citofono della abitazione della madre di Borsellino e che quando il giudice ha citofonato c’è stata l’esplosione. In verità le intercettazioni, spiegano gli investigatori, non sono limpide: resta qualche dubbio se è stato proprio Borsellino ad azionare il telecomando o, come hanno sempre sostenuto gli inquirenti, il boss Giuseppe Graviano, che era presente nella zona.
Le nuove rivelazioni di Riina quindi potrebbero scrivere un nuovo capitolo sulla strage di via D’Amelio, proprio ora che la Procura di Caltanisetta ha riaperto le indagini.
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