Viaggia ancora nell’aria, lontana da una qualche soluzione, la questione dello stadio del Torino. Sia da Palazzo di Città, la casa del Comune, sia da via Arcivescovado 1, dove si trova la sede della società granata, non si registrano reali passi in avanti in merito ad una trattativa mai cominciata, ferma alle reciproche accuse e rimostranze date in pasto ai media. Oramai è qualche settimana che è esploso il caso dell’affitto troppo basso concesso al Torino per lo stadio Olimpico, che di fatto ha visto la maggioranza del sindaco Piero Fassino remare contro un suo assessore, Stefano Gallo, avente la responsabilità per lo Sport sotto la Mole.
La non mediazione del Comune
Anche questa vicenda, se vogliamo, potrebbe essere interpretata come capriccio contro il Torino. Soprattutto dopo il tristemente famoso dito medio del sindaco contro i tifosi granata nel giorno della commemorazione del Grande Torino. I maligni potrebbero pensare ciò, per di più conoscendo la grande passione juventina del primo cittadino, trovando sponda anche nell’analisi delle tempistiche della polemica relativa allo stadio, che ha subito un’impennata in una circostanza ben particolare, ciò il ritorno del Torino nell’Europa calcistica e dopo la cospicua vendita dei due gioielli granata, Ciro immobile e Alessio Cerci, che hanno fruttato un bell’incasso per la società di Urbano Cairo. Solo cattiveria o dietro la molla della diatriba si nasconde l’esigenza di mettere una pezza alla sabauda spending review bussando alla porta del Toro?
I silenzi di Cairo
Non si può ovviamente non considerare la poca sagacia con la quale sembrano essere state considerate le cifre dell’affitto da parte della squadra di Cairo. «Pochi 250mila euro? Intanto ci sarebbe da aggiungere un altro centinaio di migliaia di euro, cioè il costo dei biglietti omaggio per i consiglieri comunali», hanno risposto in prima battuta da via Arcivescovado, poi è seguito il silenzio. Cairo non ha ancora fatto sapere la strada che vorrà seguire, se quella della tariffa piena (24mila euro a partita, come avviene per ogni evento organizzato allo stadio) o della concessione pluriennale della struttura (che però dev’essere pattuita con Fassino!) o, ancora, dell’acquisto dello stadio Olimpico (quasi ricalcando le orme dell’acerrima avversaria).
Il sogno del Filadelfia
Il sindaco Fassino ha lanciato il suo ultimatum, per tentare di costringere Cairo alla presa di una decisione sulla questione stadio, che scadrà il 31 dicembre. La soluzione più sperata dal Comune di Torino potrebbe essere la vendita dello stadio, il passaggio di proprietà dell’Olimpico, ma ciò non sembra così realizzabile, anche alla luce della programmata ricostruzione del Filadelfia, per il quale anche la società di Cairo ha realizzato un investimento, insieme al Comune di Torino e alla Regione Piemonte. I lavori per lo storico stadio dovrebbero iniziare nel settembre 2015 e terminare entro la fine del 2016. Anche quando scadrà l’ingiunzione comunale, se non si arriverà prima a una congiunta decisione, la squadra da qualche parte giocherà sicuramente, sicuramente non a Novara o Vercelli, ben sapendo che l’economica torta marchiata Torino fc il Comune non vorrà perdersela, tanto quanto la società di Cairo sa di non potersi giocar male le carte del balon torinese.