di Moreno D’Angelo
Una lettera del Procuratore Generale non viene letta in Sala Rossa e scatta la protesta. Erano stati sospesi i lavori del Consiglio dopo il crocchio di capigruppo per decidere in merito alla comunicazione indirizzata alla sindaca Chiara Appendino e al Consiglio Comunale dal Procuratore Generale Saluzzo.
Il casus belli, oggetto della comunicazione della Procura, riguarda le dichiarazioni della esponente della Giunta pentastellata Carlotta Tevere, nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, con cui veniva manifestata solidarietà ai 38 No Tav condannati in secondo grado per gli scontri a Chiomonte. Dichiarazione che aveva raccolto l’appoggio di tutti i consiglieri del movimento.
La volontà della presidenza è di non dare lettura pubblica del documento nel corso del Consiglio, evitando discussioni sul tema. Il segreto dura poco e, di fronte alle proteste dell’opposizione, che vorrebbe l’immediata lettura della lettera, viene precisato che la comunicazione del documento verrà trasmessa ai singoli capigruppo. «La lettera era indirizzata anche ai consiglieri è andava letta» è la replica decisa di Stefano Lo Russo dai banchi dell’opposizione dove viene ribadito che si tratta: «di una cosa che va discussa».
Il capogruppo dei democratici, commentando quanto avvenuto, aggiunge: «Una lettera del Procuratore Generale non può finire in cavalleria. Si tratta di un attenzione imbarazzante e traspare tensione, aldilà dalla sua lettura in aula, negli esponenti cinquestelle».
Su richiesta del capogruppo Alberto Unia la seduta viene sospesa. La presidenza non ha gradito che fosse trattato nel Consiglio quanto, sulla base degli accordi tra i capogruppo, sarebbe dovuto restare fuori dall’ordine del giorno.
Per il consigliere Alberto Morano, che con i suoi esposti ha fatto aprire un capitolo giudiziario sui conti del Comune «è manifesto il nervosismo che serpeggia nelle file della maggioranza».
![La lettera del Procuratore Saluzzo](http://www.nuovasocieta.it/wp-content/uploads/2016/12/Lettera-Saluzzo-1.jpg)