«Si scrive Murazzi, si legge Torino»: Marco Grimaldi, consigliere comunale di Sinistra Ecologia Libertà, all’indomani della manifestazione che ha portato in piazza più di diecimila persone, non ha dubbi. La portata della questione, secondo lui, è tutt’altro che un fatto locale, riguardante «gli amanti della cultura underground» del capoluogo piemontese.
Tutt’altro. «Qui è in gioco un pezzo di storia e di identità della città – afferma l’esponente di Sel – i Murazzi vanno di certo ripensati, ma non è tollerabile l’ipotesi di tornare al vuoto di trent’anni fa. È ipocrita pensare di mandare i giovani nell’estrema periferia o fuori Torino e poi piangere sui morti del sabato sera».
Il riferimento, nemmeno troppo velato, è ai membri dell’opposizione, che, capeggiati dal leghista Fabrizio Ricca, avevano chiesto che venisse svolto un consiglio comunale aperto proprio in piazza Vittorio, dove la giornata è culminata in un mega concerto. «Una chiara provocazione – sostiene il capogruppo in Sala Rossa del Partito Democratico Michele Paolino – come si può pensare di riunirsi nel pieno del rumore del concerto? Non era nemmeno una proposta seria, ma pura strumentalizzazione». Non solo. Nelle settimane scorse anche il capogruppo dei Fratelli d’Italia Maurizio Marrone aveva portato in Consiglio un’interpellanza che chiedeva un decentramento della movida.
Niente di questo, comunque, è nelle intenzioni della maggioranza e, visti i numeri ieri, nemmeno dei torinesi. «Torino ha dimostrato a gran voce di volere che i Murazzi riaprano – dice Luca Cassiani, consigliere del Pd e presidente della Commissione Cultura – certo, non saranno uguali a com’erano prima dei sigilli. L’intenzione è che rimangano aperti anche di giorno, diventando un luogo di passaggio e di intrattenimento adulti, bambini, famiglie, amanti del jogging e della bicicletta. La notte, invece, torneranno ad essere il fulcro della movida, frequentati soprattutto da giovani».
Anche l’ex assessore di Torino all’Ambiente durante la giunta Castellani Paolo Hutter pensa che «i Murazzi spenti siano un autogol incomprensibile per Torino» e crede che «sia importante riaprirli, anche perché San Salvario non è adatto a contenere così tanti giovani. Sono convinto che renderli anche diurni, come si può vedere già con l’aula studio, sia un valore aggiunto».
Quando riapriranno quindi i sospirati Murazzi? Al più presto a sentire Paolino, Cassiani e Grimaldi, dal momento che, come afferma il capogruppo del Pd «stiamo compilando un bando che verrà ultimato al massimo ad inizio maggio». I conti sono presto fatti. Senza peccare di ottimismo, i tre sono convinti che «già quest’estate lungo il Po si potranno vedere numerose iniziative interessanti».
Resta il problema dei residenti, ma Cassiani assicura che «l’importante è rispettare le regole, per quanto riguarda decibel e orari di chiusura».
Torino può cantare vittoria, allora? Non proprio. Ma, conclude Grimaldi, «Quae viva Murazzi ha lasciato un segno forte».