Ce ne sono di tutti i prezzi, di materiali diversi e di ogni forma e colore. Proiettano praticità, semplicità, raffinatezza, design audace e ipermoderno, ma tutti sono funzionali ad un unico scopo: mantenere ordinati gli abiti e non farli spiegazzare.
Questi i cosiddetti servimuti, fedeli attendenti della nostra quotidianità, che per molti reclama almeno in una stanza il piacere dell’ordine. La sindaca, nostra signora Appendino, per alcuni versi si avvicina nello stile e nella rassicurazione ad un servomuto. Lo ricorda per compostezza e fermezza, per discrezione e silenziosità, con cui tratta, ad esempio, l’inquinamento in città. Definito emergenza, da addebitare naturalmente al passato, agli errori delle precedenti amministrazioni sulla base del genericismo che fa fine e non impegna nelle spiegazioni, nostra signora Appendino ha rapidamente deliberato una serie di contromisure miracolose per ridare ossigeno a Torino.
E con lo stesso genericismo che produce allarmismo ha colpito il traffico alimentato a diesel, considerato il sicario principale dei nostri alveoli polmonari. Anche se i diesel di ultima generazione inquinano esattamente come i motori a benzina sempre free.
Come il servomuto, lì ad ammonire che i vestiti vanno sempre piegati per essere sempre ben conservati, lei ci rammenta, con la migliore delle mitopoiesi, racconti di favole, che sono le misure anti smog a metterci al riparo dai rischi per la salute e ci suggerisce: primo tenere chiuse le finestre, secondo non uscire di casa, terzo (a discrezione, pare) non respirare. Insomma, cittadini inanimati guidati da un servomuto.