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sabato, 27 Luglio 2024

Ritorna l’antisemitismo in Europa

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

Una miriade di atti antisemiti sta colpendo l’Europa e non solo. 

Non siamo ai pogrom ma poco ci manca.  A Parigi circa 60 stelle di Davide sono apparse sulle porte di case e uffici di cittadini di origini ebraiche. Stelle di Davide anche in Polonia con assalti a sinagoghe ed aggressioni.

A Roma deturpate alcune pietre d’inciampo che ricordano delle vittime dell’olocausto. Un’azione che ha incontrato la pronta risposta solidale della cittadinanza che ha posto di fiori. Tornano le svastiche in Austria, con incendi nei cimiteri ebraici e molotov a Berlino contro la sinagoga.  E’ allarme nelle comunità ebraiche in Spagna e nei campus universitari degli Stati Uniti. La leader dem Ely Schlein si dice preoccupata per i rigurgiti di antisemitismo, definendo un errore incomprensibile l’astensione dell’Italia alla risoluzione Onu per una tregua umanitaria a Gaza.

Si tratta di un filo rosso, o meglio nero, perdurante nella destra estrema e non solo, che trova nella doverosa protesta araba un terreno fertile  per le le sue vergognose iniziative.

Le sofferenze che la politica del governo israeliano di Benjamin Netanyahu sta da tempo arrecando alla comunità palestinese hanno riacceso un clima d’odio generalizzato che riporta a tempi lontaniUn governo di destra, che comprende i partiti religiosi ultraconservatori, chiuso verso ogni accordo con i palestinesi. Un governo che ha lasciato  mano libera ai coloni per nuovi insediamenti che hanno ancor più esasperato la rabbia e la frustrazione araba. Certo ha dato spazio a non pochi sospetti il buco nella sicurezza da parte del temibile apparato israeliano (anche come intelligence), che ha lasciato campo libero all’azione di Hamas nel compiere una strage di civili, con 240 di ostaggi, il 7 ottobre.  Un sistema di intelligence, quello di Tel Aviv, capace di colpire e scovare  i suoi nemici dove e quando vuole, rimasto incredibilmente assente e sordo di fronte ad alcune segnalazioni in cui si sarebbe ventilato un possibile grave attacco terroristico. 

Ancora oggi, di fronte al massacro di Gaza, con centinaia di morti innocenti, il leader israeliano respinge ogni appello di cessate il fuoco.  La citazione del versetto biblico “c’è un tempo per la pace e un tempo per la guerra” riprende quello spirito di “dio degli eserciti” che anima l’antico testamento.  

 Le responsabilità di questo governo nell’ esasperare il conflitto ha, non solo oggi, privilegiato e di fatto dato forza a quelle espressioni violente, radicalmente antisemite, come Hamas (con il supporto dei paramilitari antisionisti Hezbollah filo iraniani) rispetto all’area dialogante palestinese.

Significativo un ricordo di Achille Occhetto che ha ripreso un vecchio incontro avuto a Gaza con Yasser Arafat, nel suo primo viaggio come fresco segretario del PDS. In quell’occasione il capo dell’OLP affermò profeticamente: “Se la comunità internazionale continua a non aiutarmi per risolvere la questione palestinese io non potrò fermare intifade sempre più dure”. Un punto che per Occhetto resta ancora centrale.

 In quel suo primo viaggio in Israele Occhetto incontrò  Shimon Peres,  aggiungendo come sia il laico leader israeliano che Arafat  fossero uomini eccezionali che portarono davvero a un passo dalla pace con gli storici  accordi di Oslo 1994 . Un processo di pace che fu interrotto dai colpi di pistola di un esaltato della destra religiosa ebraica che il 4 novembre 1995 uccisero Yitzhak Rabin, il successore di Peres, in occasione di una manifestazione a supporto del dialogo con i palestinesi. Questo dopo che Arafat e Rabin si strinsero la mano nel cortile della Casa Bianca nel 1993.

Ritornando alla cronaca e alla ripresa d’odio religioso verso un’intera comunità di persone che hanno l’unico torto di essere ebree  (anche atee e non israeliane) l’episodio più eclatante si è avuto nel Dagestan, una regione a maggioranza musulmana che fa parte della Russia.  Qui un aereo in arrivo da Tel Aviv è stato assalito dalla folla inferocita che urlava “Allah Akbar”. A stento la polizia è riuscita a evitare il linciaggio dei passeggeri , operando 60 arresti.  Nel Caucaso si sono registrati altri episodi di intolleranza con incidenti che fanno ritornare alla memoria i pogrom antisemiti che avvennero  nella Russia tra la fine dell’800 e il 1921, con saccheggi e violenze.  Non a caso la parola pogrom è un termine russo. 

Il presidente del Dagestan, Sergei Melikov, come altri leader del Caucaso, hanno invitato alla calma , denunciando l’illegalità dell’assalto  in quanto non è coraggioso minacciare civili disarmati che non hanno fatto nulla di male , pur rilevando come “gli abitanti del Dagestan si immedesimino con la sofferenza delle vittime delle azioni di persone e politici ingiusti, e pregano per la pace in Palestina»

Sulle montagne nel nord del Caucaso il Dagestan accoglie da sempre decine di diverse etnie tra i suoi 3,2 milioni di abitanti, di cui la maggior parte sono musulmani. Un paese importante come snodo di oleodotti e gasdotti. Si tratta di un’area islamica toccata dalle sommosse che hanno portato alla “normalizzazione” della Cecenia con un azione repressiva impressionante. Una realtà che, anche ai tempi degli zar, ha dato filo da torcere alle truppe russe.

Esoterismo neonazista, complottisti e suprematisti.      

L’antisemitismo, anche quello da stadio, è rimasto in questi anni molto forte specie nei paesi dell’est e non solo. Oggi gli atti di intolleranza che si stanno moltiplicando non sono da prendere sottogamba. Un approccio che è sempre rimasto acceso sotto la brace dell’ignoranza, con il supporto di quella galassia di sigle della destra estrema intollerante, suprematista, negazionista, omofoba, profondamente antigiudaica. Un blob di esaltati che si ritrova in influenzato da quella salsa neonazista esoterica che vedeva gli ebrei come espressione di Satana. Un filone antigiudaico che tocca anche ambienti esoterici e complottisti e un certo misticismo cristiano, oltre a formazioni espressamente neonaziste. Tutte realtà che, per quanto minoritarie, continuano ad essere attive e pericolose.  

E’ un quadro allarmante per le possibili estensioni del conflitto specie verso una realtà come l’Iran.  Un quadro che sta incendiando un mondo arabo composito e di fatto, oltre agli slogan, poco solidale con il popolo palestinese e con la sua esigenza di avere un proprio stato. Una prova è la cautela egiziana con i profughi di Gaza, mentre la Giordania ha chiesto espressamente supporto militare agli Usa per lo schieramento di missili Patriot ai suoi confini.

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