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giovedì, 24 Ottobre 2024

Rilanciamo la vocazione culturale della Cavallerizza Reale

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Gianguido Passoni
L’incendio che ha colpito la Cavallerizza impone una accelerazione nel percorso di riqualificazione dell’area: maggiore determinazione, maggiore convinzione per restituire questo bene alla collettività nel più breve tempo possibile. Mentre la magistratura accerta le responsabilità dell’attentato doloso è compito dell’Amministrazione e dei cittadini disegnare il futuro dell’area.
Credo sia utile ripercorrere, seppur velocemente, la storia recente della Cavallerizza. Non dobbiamo dimenticare, parlando dell’oggi, quale fosse la situazione dell’immobile quando l’intero compendio era sì pubblico, ma di proprietà del Demanio militare e quindi, di fatto, sottratto all’uso della collettività. Gran parte dei suoi spazi fungevano da deposito di auto sottoposte a sequestro giudiziario e di materiali vari; era presente una pompa di benzina a servizio dei militari e alcuni alloggi erano occupati, senza alcun titolo, da ex funzionari del Dema­nio e dell’Intendenza di Finanza.
Proprio per sottrarre il complesso all’abbandono e all’incuria e per valorizzarlo, rendendolo realmente pubblico e quindi frui­bile da tutti, la Città decideva nel 2004 di procedere, attraverso una convenzione con il Demanio, alla ristrutturazione del teatro (con ingenti risorse pubbliche) e alla sua gestione attraverso il Teatro Stabile. Poi, nel 2007, acquistava, per un importo di circa 14 milioni di euro, una parte dello storico compendio (la restante è ancora di proprietà del Demanio) tra cui la manica di via Verdi, il teatro e il maneggio Chiablese concesso gratuitamente all’Università che ha investito oltre 7 milioni per la ristrutturazione e la realizzazione di un’aula magna.
Non corrisponde dunque a verità l’immagine che si sta diffondendo: quella di un’Amministrazione poco attenta alla valorizzazione dell’identità storica e culturale di Torino. Anzi, un punto deve essere chiaro: la Città si propone di tutelare e restituire piena fruibilità all’area dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco fin dal 1997.
Questo è il nostro obiettivo, sicuramente condiviso dai torinesi e da chi in questi mesi ha contribuito ad aprire un dibattito proprio sul futuro della Cavallerizza. Se l’obiettivo è comune, occorre uno sforzo congiunto affinché si riescano a coniugare i sogni (una Cavallerizza totalmente riqualificata) con la realtà (la scarsità di risorse pubbliche a disposizione). Alla fine del percorso di riqualificazione – che auspico possa partire al più presto – la Città metterà a disposizione delle istituzioni e delle realtà culturali cittadine un nuovo teatro in grado di accogliere le compagnie teatrali del territorio, con un foyer finalmente integrato nella struttura. La Regione, attraverso l’assessorato alla cultura, ha proposto la realizzazione con fondi europei di un ostello per giovani artisti.
Nel recupero della Cavallerizza sono coinvolti più soggetti: la Soprintendenza, l’Università, le istituzioni teatrali cittadine e gli operatori privati. La strada per realizzare questi obiettivi passa infatti necessariamente attraverso una partnership con uno o più operatori privati e interessati a scommettere, insieme all’Amministrazione, su un progetto di rifunzionalizzazione.
In sintesi, dobbiamo tenere viva la Cavallerizza e conservarne la vocazione culturale. Non è un delitto immaginare una partnership con alcuni operatori privati se questa è funzionale al raggiungimento di questi obiettivi.

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