E’ una giornata campale. Di quelle che segnano la storia di un Paese. Oggi il Pd si incontra per decidere le sorti del governo targato Letta.
Il primo a prendere la parola in Largo del Nazareno, sede della direzione nazionale del Pd, è Matteo Renzi.
Il grande assente è il presidente del Consiglio Enrico Letta. Una sedia vuota che parla. Che fa sentire come forse ormai la sua ora è giunta. Renzi ha ringraziato quello che ormai considera un “ex” premier per il lavoro svolto in una fase così delicata, affermando che serve un cambio di fase con un nuovo governo fino al 2018 in grado di attuare il piano di riforme. E per fare ciò il neosegretario si appella al suo partito per avere tutto il consenso e l’appoggio politico. Una sorta di cordata per uscire dalla palude.
Insomma Renzi sta staccando la spina al premier. Lo sta facendo però senza personalismi e polemiche, come ci tiene a precisare.
Abbandonati i toni polemici ha aggiunto: «Non faremo processo al governo, ma se siamo in condizioni di aprire pagina nuova».
Sul discorso elezioni ha precisato: «Non è un derby, siamo di fronte ad un bivio: è l’occasione chiara di tornare alle elezioni o possiamo trasformare questa legislatura in Costituente». «La strada delle elezioni ha una suggestione e un fascino». Ma «ancora oggi non abbiamo una normativa elettorale in grado di garantire la certezza della vittoria».
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