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sabato, 27 Luglio 2024

Quirinale, l'ultima settimana di Napolitano

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Quella che inizia oggi si prospetta come una settimana cruciale per quanto riguarda la vita politica e istituzionale italiana. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fissato per domani a mezzogiorno l’incontro di saluti con il personale del Quirinale e, prima ancora, con i corazzieri. Più o meno nello stesso lasso di tempo il presidente del Consiglio Matteo Renzi chiuderà il semestre europeo di presidenza italiana a Strasburgo.
Due appuntamenti che, considerate le precedenti affermazioni di Napolitano, fanno sembrare agli sgoccioli la sua permanenza al Colle. Nel suo discorso di auguri per l’anno nuovo, infatti, il presidente della Repubblica aveva esplicitamente legato il momento delle sue dimissioni al termine del semestre di presidenza europea.
«Ciascuno faccia la sua parte al meglio – aveva affermato Napolitano – Io stesso ci proverò, nei limiti delle mie forze e dei miei nuovi doveri, una volta concluso il mio servizio alla Presidenza della Repubblica, dopo essermi impegnato per contribuire al massimo di continuità e operosità costituzionale durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea».
La “coincidenza” dei due appuntamenti dunque – il saluto a corazzieri e personale da una parte, e il termine dei lavori europei dall’altra – fa pensare che sarà mercoledì 14 il giorno in cui il Capo dello Stato firmerà la sua lettera di dimissioni per poi trasmetterla ai presidenti di Camera e Senato e al presidente del Consiglio e lascerà definitivamente il Quirinale per trasferirsi a Palazzo Giustiniani.
A quel punto subentrerebbe come “reggente” al Colle il presidente del Senato Piero Grasso, in quanto seconda carica dello Stato, e dopo 15 giorni comincerebbero le votazioni a camere riunite: per le prime tre votazioni l’elezione del nuovo capo dello Stato richiederà una maggioranza dei due terzi degli aventi diritto al voto, mentre alla quarta sarà richiesta maggioranza assoluta.
Da qui al 29 gennaio si entrerà dunque nel vivo del “toto Quirinale”, anche se alcuni nomi circolano ormai da tempo. In primis quello di Romano Prodi, nominato anche alle scorse e ingloriose elezioni del 2013, che sembrerebbe poter essere candidato gradito anche all’ala berlusconiana. E poi, sempre dalle file Pd, Sergio Mattarella, Piero Fassino e Pier Luigi Bersani, mentre compare a sorpresa anche il nome di Dario Franceschini.

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