Un anno e due mesi: è questa la richiesta della procura nei confronti della sindaca Chiara Appendino per il caso Ream, in cui la prima cittadina è imputata per falso in bilancio e abuso d’ufficio per i 5 milioni di caparra dovuti a Ream e non iscritti a bilancio nel 2016.
Un’inchiesta nata dopo l’esposto presentato in Procura dal capogruppo del Pd Stefano Lo Russo e dal consigliere di opposizione Alberto Morano.
La sindaca ha scelto di essere giudicata con il rito abbreviato, come anche l’assessore al Bilancio Sergio Rolando e l’ex capo di Gabinetto Paolo Giordana. Per il primo è stata richiesta la stessa pena della sindaca, mentre per Giordana un anno.
Il quarto imputato, il direttore finanziario di Paolo Lubbia, ha scelto invece il rito ordinario.
La requisitoria dei procuratori aggiunti Enrica Gabetta e Marco Gianoglio è iniziata alle 10.30 ed é durata, con una pausa, fino alle 14.20. In aula è anche stato mostrato un video relativo a una seduta del consiglio comunale del 26 aprile 2017.
La vicenda riguarda il debito che il Comune di Torino aveva nei confronti della società Ream, in qualità di caparra versata e da restituire per la mancata conclusione dell’accordo di acquisto dell’area Ex Westinghouse. Cifra che però non è stata iscritta nel primo bilancio della amministrazione Appendino.
Si tornerà in aula il 17, 19 e il 28 per le prossime udienze, quando toccherà agli avvocati della difesa portare avanti la propria orazione. Il legale della sindaca parlerà il 28 febbraio.
«Sono solo venuta per sentire l’accusa, era giusto esserci», ha dichiarato Appendino ai cronisti presenti a Palazzo di Giustizia. «Abbiamo ascoltato, esporremo le nostre ragioni – spiega il suo avvocato Chiappero – Siamo convinti delle nostre ragioni e vedremo cosa deciderà il giudice».