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giovedì, 24 Ottobre 2024

Pool legale contro i monopattini: “Malasosta rischio per non vedenti”

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Una task force di avvocati contro la malasosta dei monopattini e delle bici di bike sharing a Torino. 

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti si sono rivolti allo studio legale ‘Ambrosio e Commodo’ che hanno individuato nel Comune il soggetto incaricato di far rispettare le regole sulla sosta di bici e monopattini. “Sono molti i nostri soci che hanno rischiato di farsi male sbattendo contro i monopattini parcheggiati sul marciapiedi”, spiega il presidente dell’associazione Giovanni Laiolo, che sottolinea come alcuni dei mille aderenti “hanno paura e rinunciano a uscire da soli”.
Uno dei casi portati ad esempio è quello di Diana, una non vedente che pochi giorni fa ha rotto il suo bastone proprio contro un monopattino.
“Con la diffusione di monopattini e bike sharing si è fatto un grosso passo indietro che ci danneggia”, aggiunge Laiolo, che prima di affidarsi allo studio legale ha provato inutilmente ad avere un confronto con l’amministrazione Appendino.
“In questo momento – afferma l’avvocato Stefano Commodo – non c’è un punto di riferimento normativo. L’Unione italiana ciechi vuole partecipare al tavolo previsto in Comune per proporre delle soluzioni condivise. Abbiamo inviato una nota in Comune, ma non c’è stata alcuna risposta. Purtroppo capita spesso che le nostre amministrazioni si dimentichino di ascoltare i soggetti coinvolti, ma é innegabile che i monopattini stiano creando dei disagi fortissimi, penso ai tanti mezzi abbandonati in maniera selvaggia”.
“Da oggi – annunci l’avvocato Renato Ambrosio – in poi interverremmo per ogni anche piccolo incidente a fianco del non vedente. Ogni volta che inciamperanno su un monopattino chiameremo i vigili urbani e andremo al pronto soccorso. Poi agiremo a livello giudiziario”.

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