Pompei ha resistito per migliaia di anni, ma ora sembra davvero che non ce la faccia più. Incuria, mancanza di fondi e maltempo operano la loro corrosione, ma come sempre è il primo fattore, ovvero l’incuria, ad operare i danni maggiori.
E così si fa di nuovo l’inventario di ciò che è crollato. Ieri si è sbriciolato il muro di una bottega di via Stabiana, poi seguito dal crollo di parte dell’intonaco della Casa della Fontana piccola, proprio all’ingresso della stessa. Come sempre, quindi, si piange sul latte versato, e si interviene quando ormai il crollo c’è stato. La Soprintendenza ha comunque assicurato che i lavori di ripristino partiranno con urgenza a metà dicembre: riguarderanno le murature della Regio VII del sito, e inizieranno dalla parte superiore del muro della bottega. In seguito inizieranno i lavori di messa in sicurezza delle Regiones VI e VIII, le cui gare di appalto sono in via di conclusione. Le murature sono spesso realizzate con pietrame minuto e malta molto povera, quindi più esposte al crollo e al degrado, e anche in questo caso è stato così.
Riguardo al crollo, la Cisl degli Savi, per bocca del rappresentante Antonio Pepe, punta il dito contro la scarsa manutenzione, vera responsabile di questi disastri che, a suo dire, «sono un segnale che la Sovrintendenza si deve dare da fare, perché la manutenzione ordinaria è stata trascurata da troppi anni e i crolli ne sono la conseguenza».
«Non è nemmeno giustificabile il fatto che negli scavi di Pompei al momento siano disponibili solo tre operai – sottolinea ancora Pepe – perché la Sovrintendenza dispone di altro personale restauratore e operaio in altri siti che può spostare a Pompei, riorganizzando i servizi, per fare fronte all’emergenza, come sollecitato da tempo».
Il ministero ha comunque fatto sapere che nominerà entro il 9 dicembre il direttore generale che guiderà la squadra del Grande Progetto Pompei, finanziato dall’Unione Europea con 105 milioni di euro, per realizzare al meglio tutti gli interventi di messa in sicurezza, restauro e valorizzazione necessari per il rilancio del sito archeologico. La nomina del direttore generale è prevista dal decreto legge “Valore Cultura”, che detta anche la nomina di un vice direttore generale e 5 esperti e una struttura di 20 funzionari.
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