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giovedì, 12 Dicembre 2024

Pietro Orlandi: "Presto da Mattarella per chiedere giustizia per Emanuela"

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

«Stiamo organizzandoci per andare anche davanti al Quirinale. Il presidente Mattarella, con quello che ha subito in famiglia e per la sua sensibilità, siamo sicuri che sarà attento come lo fu Sandro Pertini alla nostra sofferenza e alla nostra sete di giustizia e verità».
Pietro Orlandi ci ha anticipato la prossima iniziativa in preparazione del comitato di solidarietà per la sorella sparita nel 1983 all’età di quindici anni. «Il nostro impegno per Emanuela – ammette Orlandi – è ormai diventato un simbolo di giustizia negata anche per tanti che vivono in silenzio pesanti drammi e ingiustizie. Non a caso il nostro comitato continua a incontra la vicinanza e l’impegno nuove persone. Pietro Orlandi ammette: «In fondo io posso sfogarmi, posso in qualche modo manifestare la mia rabbia rispetto a tanti che vivono grandi ingiustizie in silenzio con la frustrazione di non poter lottare come vorrebbero.
Tornando alle tensioni registrate ieri alla udienza pubblica del Papa in Piazza San Pietro, Orlandi dichiara: «Siamo riusciti per la seconda volta a far avere una maglietta di Emanuela a Papa Francesco che ci è passato vicino con la papamobile, ma sono amareggiato da questa rinnovata indifferenza». E aggiunge: «Comprendiamo che il clima di questi giorni giustifichi un attenzione maggiore delle forze di sicurezza ma noi che, riferendosi a quanto avvenuto ieri nel corso dell’udienza pubblica in Piazza San Pietro, non siamo mai stati offensivi e ci siamo sempre comportati bene, ci siamo sentiti guardati a vista come una sorta di pericolo».
Questi i fatti: circa quaranta persone del comitato di solidarietà per Emanuela Orlandi erano state autorizzate a partecipare alla udienza pubblica papale del 18 febbraio. «I nostri cartelli,- spiega Orlandi – dopo un breve controllo, sono stati fatti entrare dalla polizia, ma ci sono poi stati subito requisiti. Erano cartelli in cui veniva richiesta una udienza con Papa Francesco e sinceramente non capisco il danno che possiamo arrecare con le nostre istanze».  E aggiunge: «Uno striscione siamo riusciti a farlo passare ma appena srotolato ci è stato subito requisito dalla gendarmeria vaticana».  Orlandi stigmatizza sul fatto che si sia fatta tanta attenzione a dei cartelli più che a quello che uno avrebbe potuto avere in tasca. «Alcuni di noi sono stati anche identificati» ma ha parole di stima verso la polizia
«Ormai dopo tante manifestazioni ci conosciamo e riscontriamo attenzione e sensibilità per il dramma che viviamo da anni. Certo si dice sorpreso dall’atteggiamento “duro” della gendarmeria e anche delle guardie svizzere».
Il fratello di Emanuela, che per l’occasione indossava una maglietta con l’immagine della sorella e ci confessa di essere stato colpito da una particolare coincidenza: «Papa Francesco ha parlato di amore tra fratelli e sorelle. Un amore da dimostrare da vivere». Parole che ovviamente gli hanno ricordato il suo amore verso una sorella che non vede da 31 anni e al suo impegno che, prima di tanti discorsi storico, politici e penali, è una grandissima testimonianza di affetto e di grande sofferenza. Tornando sui temi giudiziari ha precisato: «Aspettiamo con ansia una parola dalla Procura sull’inchiesta conclusa. Speriamo non vi sia una archiviazione. Sarebbe una sconfitta per la battaglia di giustizia e verità che tanto cerchiamo». Annunciando l’intenzione di manifestare al Quirinale ha aggiunto: «Il comitato per Emanuela ha notevolmente aumentato le sue manifestazioni dimostrando in questo 2015 a Piazza San Pietro (nel giorno del compleanno di Emanuela), al “palazzaccio” della giustizia e al Parlamento in occasione delle elezioni del Presidente della Repubblica. Un impegno che si realizza grazie a tante persone che hanno e continua no a sposare dopo tanti anni l’appello della famiglia Orlandi. Il caso e la crescente mobilitazione per la “ragazza con la fascetta”, un risultato unico e incredibile considerando che sono passati 31 anni, rappresenta sempre più un monito per dimostrare che i tanti misteri italiani e le numerose morti misteriose annesse non possono finire nel dimenticatoio lasciando i responsabili impuniti e le vittime senza giustizia.

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