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venerdì, 6 Dicembre 2024

Per la Rai Emanuela Orlandi è morta. Indignazione per l’intervista alla madre

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Moreno D’Angelo
E’ forte la sorpresa di Pietro Orlandi e dei comitati di solidarietà per la ragazza scomparsa nel 1983 per quanto avvenuto nel corso dell‘ultima puntata di “Chi l’ha visto?”, condotta da Federica Sciarelli. Sorpresa ma anche delusione, perché era considerata l’unica trasmissione coraggiosa nell’affrontare il tema della scomparsa di Emanuela: fino a due anni fa la trasmissione mandava in video, ogni settimana, Pietro Orlandi e le sue petizioni dirette al papa e al segretario di Stato Bertone, affrontando con serietà la vicenda. Oggi, anche questo spazio televisivo, secondo i promotori dei comitati di solidarietà per Emanuela, appare “normalizzato”.
“Chi l’ha visto?” ha operato una chiusura, parlando della presunta morte della ragazza, e l’ha fatto proprio quando l’inchiesta giudiziaria ha evidenziato responsabilità di una fazione di ecclesiastici nel sequestro di Emanuela, che va inquadrata nelle tensioni della guerra fredda ed è legato all’attentato al papa Wojtyla. La paura è che, attraverso la Rai, si tenti di manipolare la vicenda, insabbiare il caso e mettere i presupposti per dire che Marco Fassoni Accetti (il supertestimone reo confesso) sia solo un mitomane e quindi consigliare non avviare il processo (il rinvio a giudizio è previsto per fine mese).
Il comitato di solidarietà con Emanuela Orlandi, che ha appena manifestato in piazza San Pietro in occasione del 47esimo compleanno di Emanuela, ha pubblicamente espresso la sua vicinanza a Maria Orlandi, mamma di Emanuela, insieme a centinaia di cittadini che si sono espressi sui social network. Non deve essere stato piacevole sentire affermare in televisione, in un resoconto all’apparenza giornalistica, che sua figlia è morta, nonostante l’inchiesta ancora in corso non abbia prodotto risultanze in questo senso, né siano emerse prove al riguardo. Nell’intervista televisiva la madre di Emanuela non fa che prendere in considerazione tutte le ipotesi sul destino toccato alla figlia, dalla morte al fatto che possa essere in vita. La signora parla con convinzione di “speranza”. Il commento finale della trasmissione propende in modo categorico per la morte di Emanuela e in questo modo esclude di fatto la necessità di ulteriori approfondimenti sul caso in un momento chiave della vicenda giudiziaria. Insomma non vengono citate circostanze, dati e contestualizzazioni che avvalorino la morte della ragazza.
Sorprende la fretta con la quale è stata archiviata ogni analisi su possibili piste alternative, tanto più trattandosi di un qualificato programma Rai. Stranamente nel programma non è stato fatto alcun cenno sull’apertura dell’inchiesta giudiziaria e nemmeno sul contesto politico, nazionale e internazionale, in cui si è sviluppata questa vicenda. Così come non si è fatto riferimento allo scontro tra opposte fazioni in Vaticano, divise sulla politica verso i paesi dell’Est in uno dei periodi più torbidi della storia italiana, o al collegamento tra l’attentato a papa Wojtyla e il rapimento Orlandi-Gregori. I comitati vedono in questo approccio un pericoloso segnale proprio nel momento in cui si apre la possibilità di un concreto chiarimento su quanto espresso nel memoriale del supertestimone Marco Fassoni Accetti, figura chiave che avrebbe avuto un importante ruolo operativo sia nell’attentato al papa che nel rapimento di Emauela Orlandi e di Mirella Gregori. Pesa poi l’umana sofferenza dei familiari, già rimasti immobilizzati da quella frase detta da papa Francesco: “Emanuela è in cielo”. Ora l’unica speranza è nell’apertura di una fase giudiziaria che valuti responsabilità e circostanze, evitando una di quelle rapide chiusure delle indagini che farebbero certamente comodo a coloro che non vogliono far emergere la verità.

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