Con l’annullamento della condanna di due imputati, Francesco D’Onofrio e Francesco Tamburi, la Corte di Cassazione con un colpo di spugna cancella la parola ‘ndrangheta dal Piemonte.
Secondo i supremi giudici il primo processo dell’inchiesta Minotauro non proverebbe che nella nostra regione siano presenti le cosche della mafia calabrese.
La sentenza che cancella il verdetto di secondo grado ordinandone un nuovo dibattimento spiega che «non è dubitabile che si siano verificati fatti di intimidazione indicativi dell’esistenza di una organizzazione criminale riconducibile a soggetti di origine calabrese di tipo mafioso» ma manca «la conferma dell’attività di cosche in un contesto organizzato in contatto con le case madri in Calabria».
In sintesi viene detto che ci sono state azioni criminose ma che non è ancora stato provato l’esistenza della mafia in Piemonte. Inoltre la Cassazione critica la Corte d’Appello perché non è riuscita a dimostrare l’esistenza di una banda chiamata “Crimine”, da cui prende il nome il filone del processo Minotauro.
D’Onofrio e Tamburi erano stati condannati in secondo grado rispettivamente a quindici e otto anni in quanto definiti esponenti di spicco della ‘ndrangheta.
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