Chiuse le assemblee, nel Day After il Partito Democratico tira le fila. Matteo Renzi ne esce vincitore praticamente ovunque.
E subito scattano le polemiche sul rottamatore nonché asfaltatore. Massimo D’Alema lo apostrofa ignorante e aggiunge: «È inutile che faccia giamburrasca: è l’uomo dell’establishment».
Insomma il risultato di queste votazioni ha lasciato dei feriti sul campo, quelli che non ci stanno, mentre altri si levano a paladini del rampollino democratico e si scoprono renziani, come il sindaco di Torino Piero Fassino: «Alla fine noi abbiamo realizzato una procedura democratica che nessun altro partito è stato capace di realizzare. Mi rattrista molto vedere che Massimo D’Alema non riesca ad accettare il responso degli iscritti».
«Gli episodi – continua – che ci sono stati, sicuramente censurabili, non possono offuscare il fatto che si sono svolti migliaia di congressi a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone».
«Mentre noi facevamo tutto questo – dice orgoglioso Fassino – Berlusconi chiudeva un partito e ne faceva un altro facendo tutto da solo. E noi discutiamo, non diamo ordini attraverso il web come fa Grillo. Siamo un partito vero».
Il presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Anci, interviene anche sulle polemiche in merito al Partito del socialismo europeo: «Si dimentica che i parlamentari europei del Pd fanno già parte del gruppo socialista e democratico, e che il Pd, che non è membro del Pse, ha un rapporto di continuo confronto e collaborazione con i socialisti europei. Alle prossime Europee concorderemo i programmi e faremo campagna elettorale con i socialisti pur mantenendo il nostro volto specifico e il nostro profilo autonomo».
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