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domenica, 8 Settembre 2024

Pd, a Torino la scissione scatena l’orgoglio delle “tessere sospese”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

di A.D.

Torino non è Napoli, al contrario di quanto cantava Antonello Venditti. Almeno per quanto riguarda le tessere del Partito Democratico. Qui, sulle rive del Po, i pacchetti di tessere non esistono. Anzi. Ci sono dei “Signori delle tessere”, ma, come spiega Saverio Mazza, dell’organizzazione del partito, sono «quei circa 8500 signori e signore che a Torino e in provincia hanno deciso di iscriversi».

I dati del tesseramento dicono che siamo ai livelli del 2015. Settecento in più. «Ma è fisiologico alla vigilia di un congresso», spiega Mazza.  Non si registra nessun contraccolpo figlio della scissione. Anzi. La scelta di abbandonare il partito da parte di Speranza e amici ha scatenato l’orgoglio Dem in quelli che l’anno scorso non avevano rinnovato la tessera: «Verissimo – conferma Saverio Mazza – chi aveva sospeso la tessera ha deciso di riprenderla, proprio perché in disaccordo con la scissione».

Dunque non ci sono “troppe tessere”, anomalia che avrebbe scatenato anche a Torino dubbi e sospetti. Ci sono solo “tessere giuste”: «Si eviti inutile strumentalizzazione pur tenendo alta l’attenzione al fine di garantire la correttezza del Congresso. In ogni modo, invito veramente a non avvelenare il clima. Se i dati del tesseramento fossero stati inferiori al 2015 qualcuno avrebbe pontificato in merito al problema del calo delle adesioni. Non è stato così, e allora pontifica che son troppe», conclude Saverio Mazza.

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