Si potrà obiettare che lo sfogo di Paolo Foietta, commissario straordinario di governo e presidente dell’Osservatorio per la ferrovia Torino-Lione, sia stato dettato più che dal coraggio, dalla convinzione di essere ormai al capolinea, spacciato come si suole dire, un esodato vittima della furia iconoclasta del Movimento sociale Cinquestelle.
Ma non si può tuttavia negare a Foietta di avere avuto un’impennata d’orgoglio personale con il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, meglio noto come il “gaffeur di Soresina”, dal comune in provincia di Cremona dov’è nato, per la irruenza nell’esercitare il diritto di parola senza ridestare dal profondo sonno i neuroni del suo pur dotato e dottato cervello.
Che cosa ha detto Foietta per destare l’attenzione di un vecchio corsaro che ne ha viste tante, forse troppe in mare e per terra? In sintesi poche, ma concrete riflessioni.
1) Il ministro Toninelli ha un ego ipertrofico incurabile se ha deciso di passare alla storia “per essere riuscito a privare l’Italia dell’unico collegamento ferroviario internazionale con l’Europa occidentale. E a chiudere dopo 150 anni il primo traforo delle Alpi”.
2) Il ministro Toninelli deve avere un serio problema di identità nel rapporto con il Vecchio continente se “altri tunnel ferroviari delle Alpi, ben più recenti rispetto a quello del Fréjus aperto nel 1871, sono stati ormai sostituiti ai confini con Svizzera e Austria da nuovi tunnel di base, sicuri e competitivi”.
3) Il governo, sempre più affascinato della “decrescita felice”, continua a suonarsela e a cantarsela felice di rimanere fermo e statico, dimenticandosi che l’immobilità tendenzialmente fa più da anticamera alla morte che alla vita. Del resto, se si continua così, l’Italia può anche dire “bye-bye” alla competitività del Nord Ovest.
Foietta ha parlato chiaro. Adesso tocca farlo al Paese nel suo insieme o a quella parte che crede ancora nel suo sviluppo, e dire esplicitamente che cosa pensa di questi nuovi Robison Crusoe in salsa grillina che hanno deciso di confinarci tutti su isole deserte in attesa di scambiare due chiacchiere, come nel romanzo di Daniel Defoe con il Venerdì di turno.
Anche perché, considerato le loro frequentazioni al Viminale, il Venerdì nero li verrebbe negato…