Loris secondo l’esame autoptico del medico legale è stato strangolato, ma non a mani nude, bensì con una fascetta da elettricista, di quelle plastificate che una volta strette possono essere tolte solo se tagliate.
Le stesse fascette che la mamma di Loris, Veronica Panarello, avrebbe consegnato ad una maestra che era andata insieme ad altre insegnanti a porgerle le condoglianze, spiegando che le restituiva affinché le usassero gli altri bambini durante i lavori di scienze.
La docente, che in un primo momento non aveva idea di cosa stesse parlando, non ha dato importanza al fatto, ma solo dopo la rivelazione del particolare emerso dagli esami dell’autopsia, si è ricordata di quanto accaduto ed ha consegnato il mazzo di fascette alla polizia.
«Nessuno a scuola ha mai utilizzato quel tipo di materiale. È Troppo pericoloso» spiega Giovanna Campo, preside della scuola “Falcone Borsellino”.
«Se il bambino le avesse nello zaino non lo possiamo sapere, ma gli insegnanti non chiedono mai attrezzi di questo tipo. È impensabile. Nessuno ne ha portate in aula, se non di nascosto», conclude la preside.
Ma allora dove avrebbe preso quelle fascette il piccolo Loris?
Questo particolare inquietante va ad aggiungersi al mistero che ancora avvolge la morte del bambino ragusano, trovato morto in un canalone nella zona del Mulino Vecchio a circa tre chilometri da Santa Croce Camerina, con evidenti segni di graffi sul collo, forse dovuti proprio alle forbici utilizzate per tagliare la fascetta con cui l’assassino lo ha brutalmente strangolato.
Aumentano intanto i dubbi sul racconto della mamma, non ancora indagata ma sempre più sospettata, mentre gli inquirenti lavorano sul gps della sua macchina e la polizia scientifica analizza le fascette consegnate dalla maestra.