di Giorgio Merlo
Ho avuto l’onore e l’onere di aver seguito l’intera partita olimpica – per conto e su incarico dell’Ulivo piemontese – nella Commissione Lavori Pubblici alla Camera dei Deputati nella legislatura 2001-2006. Un compito che era già iniziato nella legislatura precedente ma il quinquennio 2001-2006 fu decisivo per il risultato finale. Non ricordo più le centinaia di incontri – tra Parlamento, istituzioni locali, associazioni, dibattiti culturali e politici e svariati comitati – a cui ho partecipato in quegli anni. Fanno parte della storia ma anche di una ricca ed entusiasmante esperienza politica ed istituzionale accumulata.
Semmai, vorrei richiamare rapidamente l’attenzione su 4 aspetti che, al di là delle vicende che hanno preceduto e seguito l’evento olimpico, ho tratto da questa esperienza. Fermandomi, come ovvio, solo al pinerolese.
Innanzitutto per la prima volta – e forse unica – anche nel pinerolese si è affermata quella “concordia istituzionale” che è stata la vera carta vincente di quel grande evento sportivo, sociale e mediatico. Una concordia istituzionale che è stata agevolata anche dal lavoro di uomini competenti e concreti come Rinaldo Bontempi e Valentino Castellani che hanno saputo costruire con i parlamentari di entrambi gli schieramenti politici del tempo e con le varie istituzioni locali un gioco di squadra efficace e solido in vista del raggiungimento del risultato. Una concordia istituzionale, però, che con il tempo è progressivamente evaporata.
In secondo luogo non possiamo non ricordare che sul versante delle infrastrutture viarie – sia quelle principali e sia per le cosiddette “opere connesse” – il pinerolese ha tratto grande giovamento dalle Olimpiadi del 2006. Risorse finanziarie ingenti che, tra impianti sportivi e infrastrutture di collegamento, hanno fatto uscire il pinerolese da un oggettivo isolamento e ponendo le basi per un rilancio dell’intera zona. Risorse dovute principalmente al lavoro bipartisan condotto in Parlamento. Il tutto, è sempre bene ricordarlo con forza e determinazione, senza uno scandalo, senza un sospetto e nella massima trasparenza e correttezza. Unico neo. Non essere riusciti ad inserire nel pacchetto olimpico il raddoppio della linea ferroviaria Torino-Pinerolo.
Purtroppo, ed è la terza considerazione, il pinerolese non ha avuto quella auspicata ed attesa ricaduta turistica e il post olimpico non sempre si è trasformato in un volano di sviluppo e di crescita dell’intero territorio. In particolare delle aree più alpine. Certo, il salto di qualità c’è stato rispetto al periodo preolimpico. Lo dicono i numeri, innanzitutto. Ma è indubbio che il lavoro da fare, su questo versante, è ancora molto ed è riconducibile prevalentemente a chi ricopre oggi ruoli istituzionali a livello locale e a livello nazionale.
In ultimo gli impianti olimpici. Conosciamo tutti le polemiche che hanno accompagnato in questi anni il destino e il cammino, tortuoso e complicato, di queste strutture. Una cosa è certa: è proprio attorno a queste strutture, però, che ci può essere un richiamo e una forte attrattiva, sportiva, agonistica e turistica. Certo, c’è una specificità territoriale oggettiva e storica che non si può escludere o trascurare. Ma senza una gestione oculata ed intelligente di queste strutture le stesse infrastrutture viarie rischiano di essere splendide cattedrali nel deserto.
Concludendo, è positiva o negativa l’eredità olimpica per il pinerolese? Ci sono, come sempre, ombre e luci. Personalmente mi accontenterei se almeno riprendesse quota – parlando della piccola zona del pinerolese – quella “concordia istituzionale” che resta l’elemento politico centrale per superare ridicoli campanilismi, polemiche spicciole, diatribe tra paese, gestione dell’esistente e ordinaria amministrazione. Sarebbe già un gran passo avanti per progettare il futuro del territorio. In attesa di fare un bilancio più completo del rapporto tra Torino 2006 e il pinerolese.