di Vanna Sedda
«Un grande risultato». È così che il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti l’ha annunciato martedì scorso con un tweet. L’Unione Europea ha approvato in via definitiva la direttiva che permette ai singoli Stati membri di decidere di limitare, vietare o consentire le coltivazioni di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio.
Dopo 4 anni di intensi dibattiti tra chi sostiene l’utilizzo degli Ogm e tra chi invece vuole difendere l’agricoltura tradizionale, si è giunti a una risoluzione, auspicata dal 76% degli italiani, che si erano dichiarati favorevoli alla libertà di vietare gli Ogm. Secondo il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina la decisione del Parlamento Europeo «risponde alle attese degli agricoltori, dei territori e di tutti gli italiani che hanno a cuore la qualità, la tipicità dei nostri prodotti alimentari e la distintività del nostro modello agricolo»
Ma saremo veramente liberi dagli Ogm? Se da un lato i governi nazionali potranno rifiutare le coltivazioni transgeniche in qualsiasi momento, anche per una coltura autorizzata e in caso di opposizione delle multinazionali, dall’altro la norma lascia degli spiragli proprio a favore di quest’ultime. Secondo l’associazione Slow Food «il testo votato è troppo vago in merito alle motivazioni ambientali che uno Stato potrebbe invocare per motivare la propria decisione. Ciò lascerebbe spazio a contestazioni in sede di Corte di Giustizia da parte dell’agroindustria, pur essendo menzionate le ragioni socio-economiche». In altre parole i governi non possono basare il divieto su specifici impatti ambientali o evidenze di possibili danni da parte delle coltivazioni transgeniche a livello nazionale, anche nel caso in cui questi rischi non siano stati presi in considerazione da parte della valutazione dell’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare. Anche per le tre principali associazioni del mondo del biologico italiano (Aiab, FederBio e Associazione Agricoltura Biodinamica) questo è «un modo per rendere giuridicamente deboli i singoli paesi e per lasciare un pericoloso spazio di contestazione alle multinazionali che acquisiscono, così, un grande potere».
Oltre a questo, in un’Europa dalla politica agricola sempre più frammentata, nulla vieta di importare e commercializzare prodotti transgenici per la produzione di alimenti per l’uomo e di mangimi per gli animali, anche in quegli Stati che si sono dichiarati Ogm free. Come l’Italia. Anzi, una limitazione, sarebbe considerata un ostacolo alla libera circolazione delle merci. Come l’etichettatura obbligatoria dei prodotti per l’alimentazione umana, al momento esclusa nel caso in cui gli Ogm siano presenti in proporzione non superiore allo 0,9%, purché tale presenza sia accidentale o tecnicamente inevitabile. Ora che gli Stati europei potranno approvare la coltivazione di organismi transgenici è più probabile che prodotti di questo tipo aumenteranno sempre più nei negozi di alimentari. Senza un’adeguata informazione, i cittadini vedranno minata la loro libertà di scegliere se mangiare o meno prodotti Ogm.