Un grido di dolore dal sapore vagamente risorgimentale risuona da giorni nell’emiciclo del Parlamento: “O Savona o morte”. A straziare le trombe di Eustachio è il leghista Matteo Salvini da Giussano sul Naviglio che, dopo il veto del Quirinale sull’economista euroscettico Paolo Savona, ha improvvisamente perduto lo stile pudico e discreto che fin qui ha contraddistinto la sua carriera politica.
Così, indossato un costume color verde rabbia Hulk, modello Superman con cozze d’ordinanza per mascherare gli addominali prolassati, il nostro ha giurato di salvare l’Italia dal disastro dei governi di centro sinistra e delle resistenze costituzionali.
Operazione salvinica più che salvifica, autocelebrativa più che realistica, che fin qui ha soltanto risvegliato antiche paure sui mercati finanziari. Paure che le società di rating hanno trasformato in terrore, quando in soccorso di Salvinman, in difficoltà evidente nell’attracco al porto di Savona, è stata lanciata una cima nientemeno che dall’astuto marinaretto Gigino Er Meio, fresco di patente nautica, prontamente inserita nel curriculum. Al momento, non si registrano avvisi ai naviganti dal Colle. Né si registreranno, pare.
L’Italia, è il Mattarella pensiero, ha un solo porto sicuro: quello della Costituzione. Speriamo che anche il presidente se la cavi.
O Savona o morte!
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